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La tassa sull'invenduto è come il bollo sulle auto nei concessionari

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Lostralcio della norma che consentiva l'esenzione dell'Imu per tre anni per le case invendute non ce l'aspettavamo proprio». Il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, c'è rimasto male per lo scherzo del governo. «Nel testo che è entrato in Consiglio dei ministri la previsione dell'esenzione c'era. L'avevamo sostenuta fortemente per salvare un settore giù duramente colpito. Ha vinto forse qualche considerazione politica e l'incapacità di comunicare il senso della norma». Cosa è accaduto secondo lei? L'esecutivo si è scontrato col fatto che non far pagare l'Imu ai costruttori era difficile da far passare quando il pagamento per la proprietà della casa è stato richiesto integralmente ai pensionati e alla fasce più deboli della popolazione. In parte è difficile spiegare ai cittadini quelli che possono sembrar e dei privilegi. Faccio un esempio per farle capire. Il concetto che è passato è in pratica una tassa sul magazzino di prodotti di un'azienda qualunque. È come se a una fabbrica di automobili come la Fiat fosse imposto di pagare il bollo per ogni macchina parcheggiata sui suoi piazzali aziendali o nei concessionari. È una cosa illogica dal punto di vista economico ma anche del buonsenso. Ma evidentemente hanno avuto paura di far passare il messaggio di fare un favore al mondo immobiliare. C'è stata un'interpretazione politica di una norma che aveva un significato prettamente economico. Quanto vale in soldoni quello che dovrà essere versato dalle imprese di costruzioni allo Stato? Non c'è chiaramente una stima precisa ma a spanne abbiamo calcolato un'imposta che vale tra 150 e 200 milioni di euro. Un bel bottino. Ma per il settore cosa significa? È un'ulteriore mazzata che mette a repentaglio molte aziende del settore. Non dimentichiamo che il mercato immobiliare è giù quasi fermo. E non solo per la crisi economica ma anche per un fattore psicologico. C'è molta paura nelle famiglie. Stanno tutti con il fiato sospeso. Si vive un contesto generale legato all'esistenza o meno dell'euro che frena gli investimenti. A questo da noi si aggiunge il carico fiscale inasprito che limita ulteriormente gli acquisti. Insomma l'amore degli italiani per il mattone sta finendo più per l'ansia e per il timore di essere ulteriormente tassati. Soluzioni? Torneremo all'attacco per avere dal governo quell'esenzione sull'Imu che evita di strozzarci in un momento delicato per i nostri conti. Poi più in generale serve ottimismo e serenità. Il paese a livello privato non è indebitato come all'estero. Ci sono spazi per un ritorno dei compratori ma vanno tranquillizzati e presto. Se nulla si muove si ferma uno dei motori sul quale è stata costruita la ricchezza del Paese. Molti non comprano perché le banche hanno rallentato le erogazioni per non esporre i loro impieghi a durate molto lunghe. Stiamo studiando con il sistema bancario nuove modalità del prodotto mutuo. Innanzitutto la creazione di un fondo di garanzia specifico per tutelare le banche dalle esposizioni per l'immobiliare. Poi serve tornare all'origine e cioè considerare il prestito ipotecario un finanziamento basato sul valore reale dell'immobile. Finora c'è stata troppa finanza nel comparto. Come rilanciare il settore edile? Più manutenzione dell'esistente con la riqualificazione e minore invasione del terrtorio. Fil. Cal.

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