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L'appello di Samaras ai greci: «Scegliamo tra moneta unica e dracma»

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AdAtene è l'ora delle decisioni: ieri si è conclusa la campagna elettorale e domani circa 9.7 milioni di greci stanchi, preoccupati e sotto i riflettori del mondo decideranno che strada deve intraprendere il proprio Paese e, in qualche misura, anche l'intera eurozona. Dal risultato greco - vittoria dei partiti che intendono rispettare gli impegni con la comunità internazionale, pur con qualche ammorbidimento, oppure di Syriza, la sinistra che vuole cancellare o almeno riscrivere profondamente il cosiddetto Memorandum - dipenderà infatti lo stato di salute della moneta unica nei prossimi mesi. La sfida sembra essere al fotofinish, come testimoniano i sondaggi altalenanti: tra Nea Dimokratia, la formazione di centrodestra di Samaras e Syriza, guidata dalla nuova stella della politica greca, il 37enne Alexis Tsipras. ci sono pochi punti, forse non più di tre. E dopo il comizio di Tsipras di giovedì a Omonia ieri è toccato a Samaras - che sente il vento in poppa e viene anche dato vincente dai bookmaker britannici - prendere la parola nella centralissima piazza Syntagma per chiudere questa seconda campagna per il voto nel giro di due mesi, dopo il voto inconcludente del 6 maggio. Davanti a qualche migliaio di persone e un mare di bandiere bianche e blu, Samaras ha accusato il leader della sinistra di voler portare la Grecia fuori dall'eurozona: «La scelta è tra l'euro e la dracma. E un ritorno alla dracma riporterebbe la Grecia indietro di 50 anni», ha gridato. Samaras ha ripetuto che la Grecia deve restare in Europa e nell'Euro e ha promesso che tornerà ad essere «un paese normale». I conservatori sperano in una vittoria netta, che consenta loro di rinegoziare le parti del Memorandum - siglato dal governo Papademos - più invise ai greci, come il taglio degli stipendi minimi nel privato, delle pensioni, la fine dei contratti nazionali di lavoro. A dar loro speranza, la Spagna, che ha ottenuto aiuti alle banche senza l'imposizione di misure di austerità. Sull'altro versante politico Syriza: Tsipras, pur avendo limato i suoi toni negli ultimi giorni di campagna elettorale, vuole essenzialmente fare carta straccia del Memorandum, sostituendolo con quello che chiama piano nazionale di crescita e sviluppo che annulli gran parte delle misure di austerità. Una prospettiva che però si scontra con le casse vuote dello Stato greco. Nel suo comizio ateniese (ieri replicato a Salonicco), anche Tsipras ha promesso che Atene resterà «in Europa e nell'Euro». Ma, come alla vigilia del voto del 6 maggio, l'incertezza è la parola d'ordine. Con le pressioni internazionali che sono immani.

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