Anche i ricchi piangono «La forza tedesca non è infinita»
Merkel fa la vittima: «Tutti si aspettano dalla Germania la mossa decisiva»
AngelaMerkel parla davanti al Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco, in vista del G20 del 18 e 19 giugno. E ribadisce i concetti a lei cari. Anzitutto quello secondo cui l'Europa «non ha il diritto di scegliere le soluzioni facili. Bisogna spezzare il circolo vizioso del nuovo indebitamento». Guai, quindi, a cedere all'entusiasmo di chi vorrebbe meno rigore. Per la cancelliera il compito dell'Unione, oggi più che mai, è quello di realizzare ciò che è stato trascurato in passato. L'agenda delle priorità su cui lavorare è presto fatta: recupero della competitività, riforme del mercato del lavoro (il G20 sarà occasione per affrontare il tema della disoccupazione giovanile, «problema mondiale non solo europeo»), semplificazione amministrativa e investimenti su innovazione e tecnologia. Quella che porterà l'eurozona fuori dalla crisi, ripete, è una strada «difficile, dolorosa, lunga, una fatica di Ercole» ma qualsiasi scorciatoia «porterebbe nuovi problemi se non domani nel lungo periodo». È assai difficile che la Germania accetti di muoversi al di fuori di questo recinto. Anche perché, se nel resto del Vecchio Continente il pressing nei confronti di Merkel si è fatto quasi asfissiante, sul tavolo di Berlino c'è sempre la possibilità di fare un passo indietro. «Sì la Germania è forte - sottolinea la Cancelliera -, ma non è senza limiti, la sua forza non è infinita. Tutti si aspettano dalla Germania la mossa decisiva, chiedono gli eurobond, un fondo di riscatto, altri miliardi. Io dico, sì la Germania è forte, è un motore della crescita ed è un'ancora della stabilità in Europa. E mette a disposizione il suo benessere non solo per il popolo tedesco, ma per tutta l'Europa, perché siamo convinti che l'Europa sia il nostro futuro e il nostro destino. E che se fallisce l'euro fallisce l'Europa. Ma la nostra forza non è infinita, le nostre energie non sono illimitate». Quindi Merkel si concentra sul caso-Spagna. Prima un apprezzamento per il governo di Madrid che «fa da tempo le giuste riforme con grande coraggio», ma «siede sugli effetti di una bolla immobiliare» ed è bene che abbia deciso di «far ricorso agli aiuti europei». Aiuti che comunque, ribadisce, saranno «condizionati». Poi un appello a Mariano Rajoy (che oggi vedrà il commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almunia per parlare del prestito da 100 miliardi di euro per le banche spagnole) affinché chieda al più presto gli aiuti: «Più velocemente lo farà, meglio è». Ma l'attenzione della "donna di ferro" che ormai tiene in mano i destini dell'Unione e dell'euro, è rivolta anche altrove. E questa potrebbe essere una buona notizia visto che, tra le righe, cominciano a comparire messaggi graditi fuori dai confini tedeschi. Il primo è per il G20 che «deve prendersi le sue responsabilità» visto che la crisi interessa tutti e ciascuno deve essere pronto a fare la propria parte: «Gli Usa per ridurre il loro deficit, la Cina per modificare il suo corso di cambio». Il secondo è per il Fondo monetario internazionale, in particolare per i Paesi che non lo hanno ancora fatto, e che Angela invita a mettere in atto «la riforma delle quote del Fmi». Che, sottolinea, ha un ruolo «fondamentale» nel contrasto alla crisi, con gli interventi nella Troika per Grecia, Irlanda e Portogallo e altri paesi come la Lettonia. Il terzo, ed è forse il più interessante, è per la Banca centrale europea. La cancelliera si dice favorevole a «un più forte ruolo della Bce» sul controllo delle banche. «Noi - spiega - abbiamo bisogno di un'autorità di supervisione più indipendente». A dimostrarne la necessità è, secondo Angela, il caso delle banche spagnole che oggi si trovano in una situazione molto diversa rispetto a quanto avevano rilevato gli stress test dell'Eba. Non a caso, già nei giorni scorsi, Merkel aveva sostenuto che le authority nazionali hanno «mal interpretato il proprio compito» minimizzando i problemi per «orgoglio nazionale». Questo, insomma, il messaggio che arriva da Berlino. Ora bisognerà vedere cosa accadrà in sede di contrattazione internazionale e europea. Nel frattempo nel Bundestag la Cdu, partito della cancelliera, ha raggiunto un accordo con le opposizioni sull'agenda dei voti parlamentari. Il prossimo 29 giugno, la camera bassa, si esprimerà sia sull'Esm (il nuovo meccanismo di stabilità finanziaria e salvataggio europeo) e sul fiscal compact. L'opposizione, in cambio del proprio voto favorevole necessario per ottenere una maggioranza qualificata di due terzi, chiede l'approvazione della tassazione sulle attività finanziarie e nuove misure per favorire la crescita. Fuori e dentro i confini tedeschi la partita è più che mai aperta.