Sanità, spunta nuovo ticket Poi il ministro smentisce
Sonole ipotesi messe sul tavolo di una prima riunione a porte chiuse al ministero della Salute per rivedere le modalità di partecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria. Ipotesi stroncate dai partecipanti, tanto che il ministero, nell'arco della giornata, le ha definite «prive di fondamento operativo», per poi chiarire che la prima era frutto dell'impostazione del precedente governo e che invece l'obiettivo è quello di rendere il sistema «più equo». Una cosa è certa, l'ipotesi di introdurre ticket in base a sei scaglioni di reddito (6.000, 12.000, 18.000, 30.000, 40.000 e oltre 40.000) con la novità di quelli sui ricoveri ospedalieri, sia ordinari che in day hospital, ha trovato un fuoco di fila compatto che sembra farla tramontare. Una ipotesi, ha chiarito Renato Balduzzi, «mai presa in considerazione» e «che gli Uffici tecnici del ministero avevano formulato prima del giuramento dell'attuale governo». Si sarebbe trattato, insomma, di una illustrazione degli effetti «che deriverebbero da una meccanica e rigida applicazione dell'impostazione data» dalla manovra estiva di Tremonti, non certo di una via che l'attuale esecutivo intende percorrere. Resta però la perplessità dei partecipanti all'incontro che, come ha esplicitato Ignazio Marino, hanno trovato quantomeno «singolare che il ministero abbia convocato presidenti di Commissione, capigruppo e rappresentanti delle Regioni per la parlare del passato». Mentre il presidente della commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini, a scanso di equivoci, ha chiarito che non c'è disponibilità «a nessuna strada impositiva» e che servirebbe la «lungimiranza» di pensare a «percorsi alternativi rispetto a interventi rozzi da chirurgia di guerra». Resta comunque la «insostenibilità dell'impatto sociale e assistenziale che avrebbe una mera applicazione di quanto ad oggi già fissato in materia di ticket», come ricorda ancora Balduzzi, sottolineando, come ha fatto più volte, che si sta cercando invece un sistema «socialmente più equo», che tenga conto «della numerosità del nucleo familiare» e che «non crei problemi ai malati cronici». Che si dovrebbe tradurre in un «contributo modesto e comunque correlato al reddito familiare». E una via potrebbe essere quella della franchigia, elaborata a suo tempo dall'Agenas con una percentuale del 3 per mille sul reddito, mentre oggi si è parlato di una soglia tra il 7 e il 9.