Sì all'arresto di Lusi
Conuna maggoranza schiacciante a favore dell'arresto del senatore Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita. La Giunta per le immunità e le autorizzazioni di Palazzo Madama ha bocciato la relazione del senatore Pdl Giuseppe Saro, contraria alla richiesta delle toghe romane. Due senatori non hanno partecipato al voto (Alberto Balboni e Franco Mugnai del Pdl). Hanno votato per l'arresto i sette senatori del Pd, i rappresentanti dell'Udc, della Lega, dell'Idv e dell'Api-Fli. La parola passa ora all'Aula, dove il Pdl lascerà «libertà di coscienza» ai propri senatori. Balboni e Mugnai al termine della seduta hanno spiegato di non aver partecipato al voto per la mancanza dei verbali dell'interrogatorio della segretaria di Lusi, che non sono stati trasmessi dalla procura alla Giunta. Saro ha spiegato la sua contrarietà alla richiesta di arresto sostenendo che «non c'è possibilità di reiterazione del reato, perché Lusi non ha più cariche, e nemmeno c'è il rischio di inquinamento delle prove, che sono già state depositate in Procura». L'ex tesoriere Dl non è rimasto sorpreso: «Era un esito atteso. Non mi aspettavo che la Giunta votasse contro l'arresto» ha detto Luigi Lusi. Alla domanda se interverrà in Aula, ha risposto: «Certo, se non intervenissi sarei un incosciente». La riunione dei capigruppo deciderà i tempi e sarà Marco Follini, presidente della Giunta, il relatore del testo con cui si chiederà all'assemblea di votare a favore delle richieste dei magistrati romani che chiedono l'arresto per l'ex tesoriere della Margherita, che avrebbe stornato dalle casse del partito più di quindici milioni di euro. «Proporrò all'Aula di autorizzare l'arresto del senatore Lusi. Sono garantista per antica convinzione. In questo caso garantire i diritti di tutti e garantire le istituzioni vuol dire prima di tutto evitare ogni forma di impunità» ha sottolineato il presidente della giunta per le immunità del Senato, Follini. Secondo il numero uno di Api ed ex presidente della Margherita, Francesco Rutelli, «la giustizia deve fare e farà il suo corso». Mentre i legali di Lusi, Petrucci e Archidiacono, precisano: «La decisione della Giunta è apparsa singolare e contradditoria con quella presa dalla stessa giunta il 31 maggio scorso, quando si era decisa l'acquisizione dei verbali ritenendoli evidentemente rilevanti». Per gli avvocati infatti la decisione di ieri «a quanto pare è senza quei verbali». Resta la possibilità che in Aula venga richiesto il voto segreto. Il Pdl non lo farà, assicura il senatore Alberto Balboni. Non è però dello stesso parere il collega di partito Ferruccio Saro, che ha precisato: «Penso che ci sarà un'iniziativa parlamentare per la richiesta dello scrutinio segreto, questa volta a differenza di De Gregorio non sarò io a raccogliere le firme». Secondo le regole, la richiesta di voto segreto in Aula deve essere accompagnata infatti dalla firma di 20 senatori. I Democratici si oppongono. «La Giunta per le immunità ha preso una decisione chiara, spero l'Aula dimostri la stessa trasparenza. Una richiesta di voto segreto sarebbe inaccettabile: il voto sulle richieste della magistratura in Aula non dovrebbe mai esserlo. Su materie così delicate ogni parlamentare dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie scelte» spiega il senatore Ignazio Marino. «Per quanto mi riguarda - aggiunge l'esponente del Pd - credo nel principio di indipendenza dei poteri dello Stato e nei miei pochi anni di servizio parlamentare ho sempre votato sì alle richieste della Magistratura pervenute in Parlamento, in quanto non le ho mai trovate animate da un intento persecutorio». Va sulla stessa linea la capogruppo del Partito democratico a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro: «Sulla vicenda che riguarda Luigi Luisi, la maggioranza della Giunta per le immunità parlamentari del Senato si è espressa con chiarezza, senza ambiguità. Nelle stesse modalità dovrà avvenire il voto dell'Aula di Palazzo Madama: dovrà essere un voto assolutamente trasparente. Sarebbe inaccettabile una richiesta di voto segreto o qualunque giochetto teso a coprire le responsabilità che in casi del genere ogni parlamentare si deve assumere». In arrivo novità anche sul versante Margherita. Dopo mesi di rinvii, dovuti all'inchiesta sul caso Lusi e alla necessità di far verificare i conti da una società esterna, l'assemblea della Margherita si riunirà sabato a Roma per discutere e approvare il bilancio di chiusura e decidere che cosa fare dei soldi del partito, ormai estinto, rimasti in cassa. E se non mancano le polemiche degli ex non invitati all'assemblea, è l'avvocato Salvatore Patti, legale della Margherita, a chiarire: «Nessun atteggiamento ostruzionistico o prevaricatore da parte del senatore Enzo Bianco e del senatore Francesco Rutelli. Renzo Lusetti e gli altri ex Dl non sono stati convocati alla prossima assemblea federale proprio perché - come essi stessi dichiarano - si tratta di ex associati. Criticabile, viceversa - aggiunge - la pervicacia con cui essi continuano ad affermare falsamente che il Tribunale di Roma (non certo la Procura come si legge nel loro ultimo comunicato) avrebbe accolto il loro ricorso. Una volta per tutte è bene ribadire che non soltanto il loro ricorso ma anche il loro reclamo è stato integralmente respinto in data 21 maggio 2012».