Il piano salva Spagna va all'esame dei mercati
Ibisogni del settore bancario della Spagna sono stati valutati dal Fondo Monetario internazionale in 40 miliardi, ma come ha detto il commissario Ue Olli Rehn «il conto potrebbe essere più elevato». Questo spiega perché l'Eurogruppo ha deciso di mettere a disposizione la cifra massima di 100 miliardi. Quando arriverà la richiesta ufficiale spagnola, la Commissione Ue, la Bce e il Fmi faranno un'analisi approfondita dei bisogni di ristrutturazione del settore bancario in Spagna. Poi sarà firmato con la Spagna un memorandum di impegni. Il memorandum fisserà le condizioni del prestito. L'accordo raggiunto sabato stabilisce che la contropartita è limitata al risanamento del settore creditizio e finanziario spagnolo: a Madrid non saranno chiesti altri piani di austerità di bilancio. Ieri il premier Mariano Rajoy ha parlato alla stampa precisando che i 100 miliardi di euro per la Spagna «non sono un salvataggio bensì la vittoria della credibilità dell'Euro e della Ue, e un chiaro segnale per i mercati». Rajoy ha spiegato che «è stata l'apertura di una linea di credito per il sistema finanziario, con l'obiettivo di recuperare la solvibilità del sistema finanziario e avere quindi la possibilità di accesso al credito per le famiglie e per gli imprenditori. In modo da tornare a crescere». In contemporanea hanno parlato anche le istituzioni europee per lanciare un messaggio rassicurante in vista dell'appuntamento di oggi con l'esame dei mercati. Così il commissario euroopeo Rehn ha rimarcato che l'accordo per il salvataggio delle banche spagnole invia un segnale «molto chiaro» sulla determinazione della zona Euro a salvaguardare la propria stabilità; e si è detto convinto che si tratta di una misura in grado di placare le turbolenze e frenare il contagio. La speranza delle istituzioni europee è che, curando in tempo la crisi delle banche iberiche, si possano evitare ricadute sul debito e dubbi sulla solvibilità del Paese. Una crisi di fiducia degli investitori è però un rischio reale e anche Rajoy parla di «situazione delicata», con un Paese appena declassato di tre gradini e ora sull'orlo del rating «spazzatura»: la Spagna non ha saputo far fronte alle necessità di ricapitalizzazione dei suoi istituti, non è riuscita a raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit per il 2012, e non ha saputo mettere un freno alle spese incontrollate dei governi regionali. Inoltre, il governo deve ancora rifinanziare 47,3 miliardi di euro di debito in scadenza a fine anno e le Regioni, tutte in rosso, hanno altri 15,7 miliardi in scadenza nella seconda metà dell'anno: tutto fa pensare che non saranno aste facili. Per questo, intervenire solo sugli istituti potrebbe non bastare a salvare la Spagna: la sfida, per un Paese con la disoccupazione più alta d'Europa, arrivata lo scorso mese al 24% (l'Italia è al 9%), è rimettere in moto quel circolo virtuoso che consenta di dare credito alle imprese per creare occupazione e far quindi ripartire i consumi, azzerando i danni per l'economia reale. In una parola: far ripartire la crescita. E su questo tema Madrid può contare su diversi alleati: da Monti a Hollande, che sotto la spinta di Obama vogliono presentarsi al vertice europeo del 28 giugno con delle proposte precise per rilanciare lo sviluppo. Oggi il piano salva Spagna sarà all'esame dei mercati. Bisognerà vedere se la soluzione trovata con Madrid sarà ritenuta sufficiente per affrontare con le spalle più larghe le notizie che arriveranno da Atene domenica prossima, 17 giugno, dalle elezioni. La situazione è ben sintetizzata dal ministro svedese delle Finanze, Anders Borg, secondo cui gli aiuti concessi a Madrid costituiscono una «buona risposta» in grado di agire da «para-fuoco» di fronte ai rischi di contagio dalla Grecia e che, quindi, «dovrebbe avere un effetto rassicurante per i mercati». Tuttavia, ha aggiunto, «abbiamo ancora incertezze legate alle elezioni in Grecia». Ma non è solo la Grecia a preoccupare. Come ha avvertito il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault gli aiuti alla Spagna sono «una buona decisione», ma «servirà altro per rilanciare la crescita». Senza contare poi che, secondo alcune ipotesi apparse sulla stampa l'impiego dell'Esm potrebbe avere una sorta di effetto di spiazzamento per i creditori dei titoli di stato spagnoli anche in considerazione del fatto che gli aiuti aumenteranno il rapporto debito-pil del paese iberico con ancora ulteriore deterioramento della sua credibilità. L'attesa, dunque, è adesso tutta per la risposta dei mercati, in particolare per quanto riguarda lo spread tra il Bund tedesco e i vari titoli dei Paesi più o meno «a rischio». Venerdì scorso i segnali erano al rialzo, con il differenziale tra Bund e Bonos spagnoli a 484 punti, dai 466 del giorno precedente, mentre quello con il Btp era salito a 441 punti. Altro test sarà l'asta italiana dei Bot a un anno in programma mercoledì e dei Btp delle prossime settimane.