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Derby dello spread

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Conti Italia e Spagna: crescono i debiti ma i soldi per il calcio ci sono sempre

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Mentreil governo Rajoi annaspa, chiede aiuto, la disoccupazione spagnola galoppa al 24,1 per cento (peggio che nel 1929 negli Stati Uniti), mentre il sistema bancario iberico finisce sott'acqua e bisogna mandare i palombari per salvarlo, il calcio spagnolo produceva risultati davvero strepitosi. Sì, certo, i club hanno vinto tutto quello che c'era da vincere, ma a che prezzo? Il debito del calcio spagnolo tra prima e seconda divisione s'aggira intorno ai cinque miliardi di euro, pari a circa mezzo punto del deficit nazionale. Gli incassi annuali sono di circa 1,8 miliardi ma le spese correnti sono di 300 milioni più alte. Il debito delle società calcistiche con il Fisco si aggirerebbe intorno a un miliardo e il governo ha dovuto farsi dare in garanzia il 35 per cento degli incassi dei diritti televisivi. Scandolosi i termini dell'accordo con il Fisco: i club hanno otto anni di tempo per mettersi in regola, anno 2020. A nessun contribuente sarebbe mai stata concessa una simile scadenza. Ma il calcio a spese del povero contribuente spagnolo e ora europeo può tutto. Real Madrid e Barcellona hanno un rosso di oltre un miliardo di euro, e pagano oltre ogni limite Lionel Messi e Cristiano Ronaldo: 10,5 milioni l'anno per l'argentino e 13 milioni l'anno per il portoghese. Certo, fanno sognare le tifoserie, sono l'ingrediente del «panem et circenses» alla spagnola, ma qui c'è qualcosa che non torna. Le banche finanziano la Liga, ma quel ««buco» lo copre l'Europa. Dovrebbero portare i libri in tribunale e fallire. Ma parliamo di calcio. E politica. E consenso. E voti. Ecco perché Caja Madrid ha concesso a Florentino Peres, patron del Real, 76,5 milioni di euro per portare allo stadio Bernabeu Cristiano Ronaldo e Kaka. Se la Spagna affoga nel crac del gol, l'Italia non se la passa meglio. Solo i debiti della Serie A toccano la cifra monstre di 2,6 miliardi di euro, in crescita del 14 per cento rispetto all'anno precedente, secondo il «Report Calcio 2012» dell'Arel. Leggiamo insieme: «La perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano nel 2010-2011 è pari a 428.208.944 euro, in aumento rispetto alla stagione passata (+80.956.773 euro, +23,2 %). Il risultato è negativo in tutte le Leghe. 19 sui 107 club analizzati hanno riportato un utile (18%)». Anche qui, qualsiasi altra azienda avrebbe portato i libri in tribunale per dichiarare fallimento. Invece si va avanti, allegramente, spensieratamente. Tanto le banche - che fanno penare imprese e famiglie - aprono i cordoni della borsa e poi lo Stato ripiana e ora anche l'Europa. C'è un triste destino incrociato tra il pallone e i bilanci dello Stato. In Spagna come in Italia. E per questo la partita di oggi a Danzica - e molte altre di questo campionato europeo di calcio in un'Europa in crisi - è significativa. Parla lo spread: btp italiani a 444, bonos spagnoli a 489. Tra azzurri e furie rosse, vince la Germania.

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