Parata nel mirino, Napolitano resiste
La parata del 2 giugno si farà, anche se in versione sobria, e sarà idealmente «dedicata» alle vittime del sisma in Emilia, dove la terra è tornata a tremare spezzando almeno altre sedici vite. L'annuncio arriva in serata dal presidente Napolitano e cancella tutti i dubbi che si erano rincorsi durante la giornata. Sì, perché per qualche ora l'ipotesi che l'evento centrale della Festa della Repubblica potesse venir cancellato in segno di lutto - e i fondi per allestirlo destinati alle popolazioni vittime del terremoto - sembrava la più probabile. Sull'idea nata sul web, e rilanciata per primo dal segretario di Sinistra e Libertà Nichi Vendola, si era trovato d'accordo praticamente tutto il mondo politico. Dalla maggioranza all'opposizione per arrivare all'universo extraparlamentare. Erano appena passate le 12 quando Vendola ha pubblicato l'appello sul suo profilo Twitter: «L'Italia è attraversata da lutti, disperazione, paure. È inopportuno fare la parata militare del 2 giugno. Ci sono altri modi per celebrare Repubblica». Subito gli era andata dietro l'estrema sinistra. Che, d'altronde, la sfilata delle forze armate l'ha sempre mal digerita. Basti pensare a quando Bertinotti, da presidente della Camera, vi partecipò con appuntata sul bavero della giacca una spilla con la bandiera della pace. Da Ferrero a Diliberto è stato un coro unanime, unendo all'appello anche la proposta di devolvere i fondi destinati alla parata, tra i 2.5 e i 3 milioni, alle popolazioni colpite. Intanto sul web le adesioni si moltiplicavano a ritmo forsennato. Su Twitter l'hashtag #no2giugno arrivava istantaneamente al terzo posto tra i «cinguettii» più gettonati del giorno, mentre gli internauti allargavano il «j'accuse» anche alla visita di Benedetto XVI a Milano, prevista per venerdì e a sua volta da annullare in segno di lutto. A quel punto si sono fatti sentire anche i partiti più rappresentati in Parlamento. Hanno tuonato Calderoli della Lega e Di Pietro dell'Idv, mentre il Pdl si divideva tra chi chiedeva l'annullamento (la deputata Repetti) e chi propendeva per una celebrazione sobria (l'onorevole Napoli). Così, mentre il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo avanzava dubbi sull'effettivo impatto economico della cancellazione («credo che buona parte delle spese siano state già sostenute») la palla è passata al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Che prima ha glissato («non spetta a me decidere, bisognerebbe chiedere a Napolitano»), poi ha preso posizione su Twitter: «Ho visto le immagini scioccanti del terremoto. Spero che la parata del 2 giugno sia annullata per destinare quei soldi ai terremotati». Il Capo dello Stato, però, non ha vacillato. Da Gemona, provincia di Udine, dove per una tragica coincidenza si trovava proprio per ricordare il terremoto in Friuli del 1976, Napolitano ha ribadito che i carri armati sfileranno: «Celebreremo il 2 giugno perché la Repubblica deve dare il segno della sua unità, della sua vitalità, della sua forza, della serenità e della fiducia con cui sta affrontando e affronterà le sfide che ha davanti a sè». «Dedicheremo - ha proseguito - le sobrie celebrazioni al ricordo delle vittime del terremoto di questi giorni, al dolore delle famiglie, alla sofferenza delle popolazioni colpite». Napolitano ha poi invitato l'Emilia a reagire «con lo stesso spirito del Friuli nel 1976» e a non sentirsi abbandonata perché «sono certo che lo Stato non farà mancare il suo sostegno, il suo appoggio, la sua solidarietà». Vicinanza che si è manifestata anche con il lutto nazionale, che il governo ha proclamato per il prossimo lunedì 4 giugno.