Le divise verdi sono il simbolo dello Stato
Giorgio Napolitano ha visitato le zone colpite dal terremoto. Si è commosso e ha assicurato: «Darò la sveglia a chi vi dimentica». Bene, allora bisogna ragionare sulla capacità di intervento dello Stato in caso di disastro naturale. Un sistema basato solo sulla Protezione civile appare - con queste risorse - inadeguato e sproporzionato rispetto alle esigenze del territorio. Molti si sono chiesti come mai l'Esercito non sia intervenuto in maniera massiccia in Emilia. La risposta è che si assume come un dogma che a questo ci pensa solo la Protezione civile. Sarà così, ma il fatto è che l'uomo della strada percepisce un vuoto: «Non c'è l'Esercito!». I cittadini hanno fiducia nei nostri soldati, le loro divise sono «lo Stato». E suona come un paradosso sentire che c'è qualcuno «che dimentica» e nello stesso tempo dimenticare che una risorsa così importante sta alla finestra. L'Esercito e i Carabinieri sono le istituzioni più serie e solide del nostro Paese. Perché c'è una tradizione che viene da lontano, una cultura del dovere e della responsabilità che resiste alla corruzione e ai molti altri mali che indeboliscono il Paese. Mi sarebbe piaciuto vedere le divise verdi insieme ai giubbotti blu della Protezione civile. Niente, si va avanti in ordine sparso. Il ministro della Difesa Di Paola che dice «se ci chiamano siamo pronti», riceve una risposta fatta di silenzi che in realtà sono un'assordante verità: tenere l'Esercito lontano dal terremoto significa non doversi confrontare con l'efficienza e capacità logistica delle divise verdi. Vuol dire non dover fare i conti con la verità di un sistema che duplica i modelli e la spesa senza però raddoppiare anche la capacità di intervento. Un Paese che deve fare i conti con un bilancio magro, con le entrate fiscali in brusco calo e un sistema pubblico da tagliare, in questo caso non dovrebbe pensare a una singola entità (la Protezione civile) ma a un sistema integrato in cui il civile e il militare collaborano pienamente. Quando si ricostruisce un Paese, in politica estera si usa la regola delle tre «erre»: ricostruzione, riabilitazione, riconciliazione. Ne ha bisogno anche l'Italia. Non piangete, chiamate l'Esercito.