La City lo boccia. Obama lo chiama
Ogni volta che gli inglesi si occupano dell'Italia salta fuori dalla bombetta lo stereotipo: è un Paese ingovernabile e i suoi governanti sono degli incapaci. La Bibbia di questa visione del Belpaese è il Financial Times. Lo leggo tutti i giorni, ma bisogna sempre leggerlo con le lenti. Non c'è leader italiano che sia mai andato a genio al Financial Times. Per questo non mi convince neanche un po' l'articolo che ha rimproverato al presidente del Consiglio Monti un suo eccessivo interessamento per l'Europa a discapito delle cose italiane. Non siamo nati a Londra, ma non ci sfugge che dietro il Financial Times ci siano gli interessi della City, alta e bassa finanza, qualche volta cose da bassifondi. Se c'è una cosa che deve fare Mario Monti è quella di occuparsi di Europa e alla svelta. Con buona pace dei sudditi di sua maestà la regina, la partita della crescita, dell'equilibrio dei conti e del nostro futuro di cittadini che comprano e vendono in euro e non in sterline, si gioca a Bruxelles, a Strasburgo, a Berlino, e non sulle sponde del Tamigi. Non a caso ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha fatto uno squillo a Monti: servono l'Italia e il suo premier per convincere la cancelliera Angela Merkel a cambiare idea sul rigorismo che sta per diventare un rigor mortis per il Vecchio Continente. I colleghi del Financial Times sono in gamba, ma non infallibili e in questo caso stanno sbagliando. Quando gli inglesi si decideranno ad entrare in Eurolandia, la loro percezione delle cose sarà molto diversa. La loro Banca centrale non è la Bce e sir Mervyn King non è Mario Draghi, il Big Ben da noi non può dire stop. Sull'Italia ci sono timori e speranze. Le speranze sono quelle degli Stati Uniti che ci vedono come un elemento per evitare il suicidio dell'Europa, i timori invece sono quelli delle istituzioni finanziarie che su questo delitto imperfetto hanno realizzato guadagni stellari. La speculazione sul nostro debito finirà quando ci sarà più Europa e gli inglesi non scriveranno più sul Times di Londra: «Tempesta sulla Manica, il continente isolato».