Fatuzzo: "Uno schiaffo ai veri disabili"
L'intervista al leader del Partito di "categoria"
«È una legge "ad governum"». Così il leader del Partito Pensionati, Carlo Fatuzzo, nell'intervista a Il Tempo marchia il decreto sulle pensioni approvato dal consiglio dei ministri «per non pagare quanto stabilito dalla Corte Costituzionale». L'intervento una tantum interessa 3,7 milioni di pensionati per un valore di 2,18 miliardi. I 650mila pensionati sopra i 3.200 euro non riceveranno alcuna compensazione. «Il governo- spiega- si fa una legge apposta per non pagare quanto stabilito dalla Corte Costituzionale». A quanto ammontava la somma? «Secondo i miei calcoli, la somma sottratta come contributo obbligatorio al risanamento delle finanze dello Stato dal decreto Monti-Fornero a fine 2011, ammonta a 20 miliardi di euro fino al 31 dicembre 2015, e a 7 miliardi di euro per ciascun anno a venire». Molto inferiore a quei 2,1 miliardi messi sul piatto dal governo. «Sì, il governo mette a disposizione all'incirca il 10% di quello che avrebbe dovuto corrispondere. Capisco che l'esecutivo debba accreditarsi di fronte alle autorità finanziarie di Bruxelles come ligio e pronto a eseguire gli ordini di spendere il meno possibile. Ma io mi domando perché bisogna sempre rivalersi sui pensionati. Il mio parere è che questo decreto, in fin dei conti, comporterà delle conseguenze ben più onerose di quei 20 miliardi che il governo avrebbe dovuto pagare». Come fa a dirlo? «Non lo dico io, ma l'Europa. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, a cui certamente ci rivolgeremo, identifica come una violazione dei diritti umani la circostanza in cui uno Stato membro emana una legge al solo scopo di non adempiere a una sentenza definitiva della magistratura. Perciò quello Stato è passibile di condanna per risarcimento danni. Che prevedono sia la corresponsione di quel pagamento che ha cercato di evitare emanando la legge incriminata, con il riconoscimento di un danno morale in aggiunta». C'è un precedente? «Sì, è già avvenuto qualche anno fa, riguardo alle pensioni degli italiani che hanno lavorato in Svizzera, le quali venivano pagate dalla previdenza sociale nella misura di un terzo del dovuto, in base alla legge italiana. Fui proprio io a promuovere il ricorso. Vincemmo in tutti e tre gradi. L'Inps cominciò a pagare, poi di fronte alla consistenza delle somme, chiese al governo di fare una legge di interpretazione autentica della normativa sui calcoli delle pensioni. Questa legge andò alla Corte Costituzionale, che non vi trovò anomalìe rispetto alla Carta. Da quel momento, poi si andò alla Corte Europea dei diritti umani che condannò l'Italia a pagare somme di circa 60/80 mila euro a ciascuno di coloro che hanno presentato il ricorso. Ecco perché sono convinto che il governo Renzi, con questo decreto legge, rischia di spendere più di quello che sta cercando di non pagare adesso». Dove avrebbe potuto prendere 20 miliardi il governo? Dalla spending review? «La domanda è un'altra: dove hanno messi quei soldi, i vari governi che si sono succeduti? Nel 2012, primo anno in cui è stato attuato il blocco sulle pensioni, il governo si è trovato in tasca 3 miliardi e mezzo di euro in più, l'anno dopo 7 miliardi. Che ne hanno fatto? Li hanno spesi? E come?». Quale potrebbe essere una soluzione per salvare rimborso e conti pubblici? «Il governo avrebbe potuto ripetere ciò che avvenne quando la Corte emanò la sentenza 314/85, che ha rivalutò le pensioni di reversibilità. Lo Stato le pagò in sei anni. Avrebbe potuto farlo anche adesso». Come stanno reagendo i pensionati? «Sto ricevendo una valanga di telefonate. C'è un doppio sentimento. Da un lato, il parziale rimborso annunciato da Renzi non li soddisfa. Dall'altro, però, vedersi arrivare 500 euro conferma che la legge del governo Monti non era giusta. Il problema è che i pensionati non hanno il potere contrattuale che meriterebbero. Servirebbe dare loro una soggettività politica, e ci sto provando da tantissimo tempo». Avete già in mente delle iniziative di mobilitazione in merito a questo decreto? «Certo. Come prima cosa si presenta ricorso all'Inps. Dopo che l'Inps o avrà risposto picche, oppure avrà fatto passare tre mesi nel silenzio, si andrà dal Tribunale, sollevando l'incostituzionalità della legge. Se il Tribunale riconosce il sospetto di incostituzionalità, poi, la spedirà alla Corte Costituzionale. E a quel punto vediamo. Se la Consulta dovesse ribadire la conformità della Legge alla Carta Fondamentale, allora adiremo alla Cedu. Sono tutti ricorsi doverosi. Perché i pensionati, non tutti, ma una parte importante di loro, sono in cattive acque e non sanno come nuotare».