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Non riesce a fare l'ultimo miglio il decreto più atteso tra quelli nella lista del governo Monti.

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Eper creare la ricchezza che nel Paese sta diventando merce rara. Ieri poteva essere lo volta buona. Le anticipazioni e le indiscrezioni davano per quasi sicuro l'arrivo del testo con la modalità del fuori sacco, ovvero non inserito nell'ordine del giorno, al consiglio dei ministri di ieri. E invece ancora una volta nel comunicato finale non ce n'era traccia. Alla base del nuovo rinvio ci sarebbe il problema della copertura ovvero delle risorse finanziarie per coprire i costi del provvedimento. L'austerità e la selezione delle spese ha lasciato il posto a un'autentica chiusura del rubinetto delle spese dello Stato. A parte le spese obbligatorie come salari e stipendi dei dipendenti pubblici la cassa del ministero del Tesoro è praticamente un fortino inaccessibile. Inevitabile dunque che qualunque decisione di spesa possibile sia filtrata dalla Ragioneria dello Stato e promossa o meno a seconda delle indicazioni precise delle risorse da usare. A spingere comunque per l'esame sarebbe stato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che ha forzato la mano e indicato nel capitolo delle infrastrutture un investimento di circa 150 milioni nel settore dei trasporti. Una somma non adeguatamente coperta con conseguente semaforo rosso al provvedimento da parte di Grilli. Una scontro che ha fatto slittare il consiglio dei ministri convocato ieri e iniziato con oltre un ora di ritardo per fare spazio a un lungo e tormentato vertice, presente anche il premier Mario Monti, nel corso del quale ci sarebbe stato un duro botta e risposta tra Passera e il viceministro dell'Economia, Grilli. Quest'ultimo, sottolineando la valutazione della Ragioneria generale dello Stato, avrebbe spiegato come non ci fossero le coperture per il capitolo trasporti del decreto. E poi, dopo il terremoto, avrebbe insistito Grilli, c'è poco da raschiare il barile. Il viceministro del Tesoro che di fatto è il responsabile del dicastero ha assunto il ruolo di controllore delle chiavi della cassa statale. Sulla scorta di quanto fece l'ex ministro Tremonti la chiusura a ogni possibile flusso di cassa in uscita è ferrea. Eppure alcuni tecnici ministeriali spiegano infatti che il provvedimento potrebbe partire subito anche senza la copertura integrale perché il suo avvio genererebbe crescita e dunque Pil e versamenti Iva in grado di compensare le spese sostenute. Ma a via XX settembre fanno orecchi da mercante. Eppure nonostante il controllo stretto dei conti il debito pubblico continua a crescere indisturbato. Una strana situazione. I lussi in uscita sono quasi bloccati ma il debito sale. Non mancano probabilmente uscite, non comunicate, per onorare gli impegni sottoscritti con le banche internazionali con contratti di finanza derivata. Un esempio è quello che accadde lo scorso gennaio quando per chiudere una scommessa sui tassi il Tesoro staccò un assegno di 3,4 miliardi di euro. Altre sono comunque le beghe che oppongono i ministri alla Rgs. Una riguarda il credito di imposta per la ricerca che costa circa 500-600 milioni (ma che mobiliterebbe cifre tre volte più consistenti). Su questo fronte la tensione è motivata dal freno che giungerebbe dalla struttura del super-consulente di palazzo Chigi, Francesco Giavazzi, chiamato da Monti a mettere ordine a sistema degli incentivi fiscali a favore dell'industria. La struttura frena sulla soluzione indicata da Passera. Il quale avrebbe sarcasticamente domandato cosa serve un ministro dello Sviluppo se non può varare un decreto per la crescita? Dopo il tempestoso vertice, il Governo ha affrontato un dossier a cui Monti e i suoi ministri tengono molto, cioè il Piano nazionale per la famiglia; e si è anche parlato della delega fiscale. Ma del decreto sviluppo non si è accennato. Il decreto è atteso anche da altri ministri che hanno pronte misure a costo zero da inserire. Ci sono norme per l'alimentare, volute da Catania, e alcune misure nel campo della giustizia attese dalle imprese: la riforma del diritto fallimentare, il filtro in appello per i processi civili, nonché un meccanismo più veloce per le cause di risarcimento per irragionevole lunghezza dei procedimenti. Oggi il Consiglio dovrebbe tornare a riunirsi con altri temi all'ordine del giorno, ma fonti del governo riferiscono che un qualche passaggio chiarificatore sul decreto sviluppo potrebbe esserci. Manca ancora la convocazione ufficiale e l'ordine del giorno, ma secondo indiscrezioni dovrebbe svolgersi alle 13,30.

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