Alfano e Bersani all'esame di maturità
Ilprimo, insieme a Berlusconi, affronterà stamani un ufficio di presidenza estremamente elettrico dopo la lettera del presidente del Senato Renato Schifani che invitava il Cavaliere e i dirigenti del partito a fare chiarezza sulle mille ipotesi sul futuro del Pdl. Il secondo, invece, dovrà convincere i membri della direzione della necessità della sua proposta di fare le primarie. Spiegando anche con chi ha in mente di costruire un'alleanza in vista del voto del 2013. Appuntamenti fondamentali per i due partiti principali che sostengono Monti, entrambi alle prese con una crisi di consensi dovuta all'effetto dirompente del fenomeno dei grillini e della protesta contro la politica. Angelino Alfano vuol far chiarezza su un punto chiave: il rilancio deve partire dal Popolo della libertà. Il progetto che vede uniti ex FI ed ex An, nato cinque anni fa, avrebbe spiegato il segretario ai suoi, non può essere archiviato: esiste e continuerà a far sentire tutto il suo peso politico, anche in questo momento di grande confusione e movimento. Per questo ai dirigenti del Pdl avrebbe ribadito il suo no allo «spezzatino» e a quelle liste civiche che nascondono l'obiettivo di spacchettare il Pdl. Su questo punto, infatti, l'ex Guardasigilli sarà molto netto, anche per mettere fine ai gossip che circolano da giorni: sì a liste civiche nazionali, espressione della migliore società civile, a patto che si affianchino al partito senza contrastarlo. Una delle proposte che oggi sarà probabilmente discussa è quella di convocare un congresso con l'obiettivo di rilanciare il Pdl e legittimare la figura del segretario. Idea che però vedrebbe l'ostilità dell'ex premier, poco incline a manifestazioni di puro apparato politico. Ecco perché l'altra strada che potrebbe segnare la «svolta» nella riunione di oggi è la convocazione a settembre delle primarie per leadership del Pdl, sul modello del Pd. Un'ipotesi che non dispiace al Cavaliere: il nostro candidato è ovviamente Alfano - è il ragionamento - ma coinvolgendo le persone il segretario avrà anche una legittimazione popolare. Infine nell'ufficio di presidenza si discuterà anche dell'atteggiamento da tenere nei confronti del governo. Esclusa la possibilità di togliergli l'appoggio – come invece vorrebbe una parte consistente del partito – il Pdl starebbe pensando di lanciare un «programma di 100 giorni» su cui incalzare il premier. Strategia diversa quella di Pier Luigi Bersani che nella direzione di oggi punta a sparigliare le carte, dando di fatto il via alla campagna elettorale. E, nonostante le resistenze incontrate in questi giorni nei faccia a faccia con i big democratici, il segretario sembra intenzionato a tirare dritto, al massimo lasciando all'assemblea del 9 luglio la decisione se fare primarie di partito, che lui preferirebbe, o anche di coalizione. L'aria che tira nel Paese, tra la fuga verso l'astensionismo ed il successo di Beppe Grillo, sembra aver convinto il segretario della necessità di aprire i Democratici a energie nuove, coinvolgendo forze civiche e movimenti. Se, come da più parti si paventa, nasceranno liste civiche che puntano a «scalare» il Pd, Bersani come antidoto vuole iniettare nel partito la società civile e dimostrare che il Pd è una vera formazione popolare.