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«Siamo stati criticati per essere stati troppo duri, saremo ancora più duri in futuro».

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IlRapporto della Ragioneria dello Stato evidenzia infatti che l'incasso dalla lotta all'evasione non ha riportato i risultati attesi. Insomma bisogna agire con più incisività. In una intervista a Famiglia Cristiana, Monti fa il punto della situazione. Insiste soprattutto sul tema dell'evasione fiscale ricordando «i provvedimenti concreti e sgradevolissimi come l'abbassamento della soglia dell'utilizzabilità del contante o la trasparenza totale dei conti bancari di fronte alle autorità fiscali» che «hanno fatto strillare molti» ma hanno prodotto risultati. Come pure «certe azioni della guardia di Finanza, che hanno fatto prendere un pizzico di salutare paura in più al contribuente» e hanno determinato «un aumento massiccio degli scontrini». Monti ha parlato dell'Italia come di «un Paese disastrato» che deve essere «rimesso in sicurezza» senza dimenticare la crescita, un tema che «andrà in onda nei prossimi mesi». L'attenzione va rivolta ai giovani finora trascurati da un mercato del lavoro «che si è preoccupato di più di proteggere chi è dentro, non curandosi di chi è fuori e bussa al castello». Poi ribadisce che non c'è spazio per alleggerire le tasse. Almeno in questo momento. Anche il «Fattore Famiglia», ovvero quelle proposte di tassazione per agevolare i nuclei familiari più numerosi (l'ipotesi di una no tax area, all'interno della quale l'aliquota è pari a zero), «è incompatibile con gli impegni di spesa visto che costa tra i 17 e i 21 miliardi». Il premier risponde a chi lo ha criticato per non aver introdotto una patrimoniale, un'imposta sulle grandi fortune. «Semplice, non si poteva. Si sarebbe dovuto lavorare per due anni per acquisire le basi statistiche conoscitive. Meglio, allora, un'imposizione patrimoniale abbastanza completa, come quella che abbiamo fatto. Piuttosto che dichiarare: faremo tra un anno, due anni, una bella imposta sulle grandi fortune, alla francese, senza poterla fare nel presente. Avremmo ottenuto solo che i capitali sarebbero scappati». E ricorda che i grandi patrimoni sono stati comunque colpiti. «Abbiamo messo un'imposta di bollo su certi tipi di attività finanziaria, che in passato ne erano esenti e la maggiore tassazione sul patrimonio immobiliare. Quella sui capitali scudati è, chiaramente, un'imposta patrimoniale. Abbiamo gravato di più le macchine di lusso, gli aerei, le barche». Monti interviene anche sulla questione della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. «È una questione che, personalmente, sento molto» ammette ma sottolinea che non è coerente con il suo mandato che è quello di «assicurare il risanamento dell'economia». Se fosse risolto il problema della cittadinanza dei minori figli di stranieri, «al prezzo di scompaginare la maggioranza di Governo e del risanamento dell'economia italiana, potrei avere una soddisfazione intima morale, ma considererei fallito il mio mandato». In serata è arrivata un nota di Palazzo Chigi che chiarisce il ruolo di Monti come membro in passato di Moody's. Il punto di partenza è stato l'ipotesi secondo alcune indiscrezioni di stampa, che in virtù di questo ruolo il premier abbia potuto influire sull'assegnazione del rating ai vari Paesi. «Il presidente del Consiglio Mario Monti è stato membro del Senior European Advisory Council di Moody's, ma non è mai intervenuto in valutazioni sul rating di Stati e imprese». Tale Advisory Board, spiega Palazzo Chigi, «comportava la partecipazione a due-tre riunioni all'anno che avevano per oggetto scambi di vedute sull'integrazione europea e sulla politica economica dell'Unione europea e non la valutazione di Stati o imprese sotto il profilo del rating». L.D.P.

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