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Un'apertura a Renzi e una garanzia a Monti – contro la richiesta di Fassina – per un appoggio al governo fino al 2013.

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Unannuncio che comunque ha creato malumori e discussioni. Non è piaciuto ad esempio a Massimo D'alema che, raccontano nel partito, avrebbe commentato con una battuta acida: «Se è così allora mi presento anche io». E non è piaciuta neppure all'area degli ex Popolari, i centristi del Pd, sempre più diffidenti su quello che il segretario ha in mente di fare sulle alleanze. Giuseppe Fioroni, ad esempio, preferisce restare molto cauto: «Le primarie sono uno strumento sempre interessante ma non devono essere soltanto passerelle per chi cerca momenti di visibilità. Va bene dire che le facciamo, ma sarebbe interessante sapere con quale legge elettorale, con quale coalizione, con quale progetto per il Paese. Facciamole, ma non pensiamo che risolvano il problema per vincere». Si spinge più in là il senatore Lucio D'Ubaldo, anche lui ex del Ppi: «Bersani deve spiegarci con chi si vuole alleare. Continuare a far l'occhiolino a Idv e Sel e nello stesso tempo inseguire l'Udc non fa bene al partito. È una linea che crea solo equivoci. Possiamo sostenere il governo e poi allearci con chi lo attacca?». E l'atmosfera ieri in casa Pd è diventata ancora più elettrica dopo il voto sulle nomine all'agenzia per le Comunicazioni (Maurizio Decina, Antonio Martusciello, Francesco Posteraro e Antonio Preto) e alla Privacy (Antonello Soro, Giovanna Bianchi Clerici, Augusta Iannini e Licia Califano). Un voto che ha scontentato grillini, radicali, Idv e Sel. Tutti contro quella che hanno definito la «spartizione partitocratica delle poltrone». Ma da Di Pietro e Vendola sono partite le accuse più pesanti contro Bersani. Dichiarazioni che sono arrivate a mettere in dubbio anche una futura possibile alleanza con i Democratici. Il leader dell'Idv è sembrato aver già messo in conto una spaccatura: «Quello che sta accadendo con le nomine di Agcom è una ferita su scenari politici con conseguenza anche sulla coalizione». Altrettanto duro Nichi Vendola, leader di Sel: «Quello che è accaduto sull'Agcom è una ferita che apre scenari problematici anche per eventuali coalizioni. Lo dico al Pd con lo sgomento più sincero: non può essere un incidente. È una rottura quella che si è voluta introdurre rispetto ai propri codici di cultura democratica». Per il momento l'unico soddifatto è il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il quale, dopo aver chiesto più volte le primarie ora si vede accontentato. Ma l'apertura di Bersani, ragionano nel partito, è più di una concessione, è un vero e proprio invito a lavorare insieme. Bersani avrebbe infatti l'idea di primarie di coalizione nelle quali si candiderebbe ovviamente il sindaco di Firenze e Nichi Vendola. Che infatti ha già annunciato la sua presenza. Il segretario del Pd scommette però sulla sua vittoria che lo confermerebbe leader e candidato a palazzo Chigi ma con Renzi suo alleato interno a «coprire» l'area più di «destra» del Pd. Con la possibilità, in caso di vittoria, di inserirlo anche nella squadra di governo. Una partita rischiosa che sembra solo all'inizio.

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