La soluzione anti crisi del G7 «Daremo risposte in tempi rapidi»
Teleconferenza I paesi più industrializzati si sentono per l'emergenza Ma non decidono nulla. L'Ue prepara norme contro i crac bancari sistemici
Tante,ma nessuna decisione. Chi si attendeva indicazioni concrete dalla teleconferenza d'emergenza svoltasi tra i ministri delle Finanze del G7 è rimasto ancora una volta deluso. Convocata per fare il punto sulla preoccupante situazione in Europa, con particolare rifermento alla crisi del sistema bancario spagnolo - come rivelato dal ministro canadese Flaherty - l'incontro in teleconferenza, secondo quanto riferito dal titolare delle Finanze giapponese Jun Azumi, ha prodotto solo un impegno da parte dei partner Ue a dare una «risposta rapida» alla crisi dell'eurozona. Tenuto conto che ormai è quasi un anno che la crisi del debito sovrano ha presentato il suo drammatico risvolto sull'economia, c'è da meditare su cosa i governanti dei paesi più avanzati intendano per tempi rapidi. Ma tant'è. La crisi intanto si fa più pesante. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha lanciato un vero e proprio Sos. «Abbiamo un problema di finanziamento, liquidità e sostenibilità del debito», ha ammesso parlando al Senato di Madrid. La Spagna spera probabilmente che un segnale di speranza giunga oggi da Francoforte, dove si riunirà il direttivo della Bce. Ma i riflettori sono puntati anche su Bruxelles. Il commissario Ue per il mercato unico Michel Barnier presenterà una proposta di direttiva per riuscire a dare finalmente, a quasi quattro anni dalla sua esplosione, una risposta sistemica alla crisi delle banche cercando di spostarne il peso dalle spalle degli Stati (e quindi dei contribuenti) a quelle degli azionisti. Alla Commissione sottolineano che l'appuntamento solo casualmente è stato fissato proprio mentre si parla sempre con maggiore insistenza della nascita di una vera e propria unione bancaria. E tuttavia si riconosce che la prevista rete di fondi di risoluzioni nazionali che la direttiva prevede di mettere in campo per sostenere i costi delle ristrutturazioni rappresenta un embrione di quel fondo paneuropeo che costituirà uno dei quattro pilastri della futura unione insieme a una garanzia unica sui depositi, una solo autorità di vigilanza e un insieme di regole comuni per la supervisione prudenziale. Ma intanto dagli Stati Uniti la Casa Bianca continua a incalzare l'Ue. «L'Europa ha intrapreso passi importanti per affrontare la crisi - ha ribadito ieri Michael Froman, uno dei consiglieri di Barack Obama - ma i mercati si attendono di più, e bisogna fare di più». «Non ha senso rinfacciarsi le responsabilità gli uni con gli altri», ha replicato dal canto suo il ministro degli Esteri francese Fabius. «Non mi risulta che la crisi sia nata in Ue. Lehman Brothers non era una banca né italiana né francese».