Il tesoretto degli enti locali è in auto
Bankitalia Nel 2011 dal bollo e dalla tasse sull'assicurazione sono entrati in cassa 9 miliardi L'aumento degli introiti dal balzello sulla Rc auto è stato del 17% con un gettito di 2,3 miliardi
Ilmenù del tassator cortese è semplice e colpisce senza pietà i grandi amori degli italiani. Così se i proprietari di case sono già alle prese con calcolatrice e certificato catastale nell'imminenza della prima rata dell'Imu il prossimo 18 giugno, gli automobilisti attendono con ansia i prossimi bollettini di pagamento dell'assicurazione e gli eventuali rinnovi dei bolli incrociando le dita. Sì perché lo scorso anno la stangata sulle quattro ruote ha sfilato dai loro portafogli complessivamente 9 miliardi di euro. Le tasse automobilistiche sono aumentate del 14,9% e si sono attestate a quota 6,4 miliardi di euro, mentre l'imposta sulla Rc Auto ha dato un gettito di 2,3 miliardi, con un aumento sull'anno precedente del +17,5%. A fare i calcoli è la Banca d'Italia nella Relazione Annuale. Le entrate tributarie complessive delle amministrazioni locali sono aumentate del 4,9% e si sono attestate a quota 100,7 miliardi di euro; l'incremento delle imposte indirette e di quelle dirette è stato analogo (il gettito si è attestato rispettivamente a 68 e 32,7 miliardi di euro). Nel periodo di imposta 2011 sono aumentate le aliquote applicate sui principali tributi di competenza degli enti territoriali, dall'Irap all'addizionale Irpef. Bankitalia ha fatto i conti nelle tasche degli enti locali nel loro complesso e ha evidenziato che la riduzione dei trasferimenti da parte dell'amministrazione centrale si è fatta sentire soprattutto sugli investimenti. La spesa in conto capitale delle amministrazioni locali nel 2011 è infatti calata, escludendo le dismissioni immobiliari, del 12,3%. In particolare gli investimenti dei Comuni, che sono la metà della spesa per investimenti delle amministrazioni locali (e circa il 40% delle amministrazioni pubbliche), «si sono ridotti di circa un quarto tra il 2004 e il 2010». Per Palazzo Koch «tale dinamica è riconducibile alla minore disponibilità di risorse». Le amministrazioni potranno spremere comunque ancora gli automobilisti per mettere a posto i loro bilanci. Le assicurazioni soffrono sì la crisi economica e, dopo il calo a due cifre già registrato nel 2011, hanno iniziato il 2012 con una nuova dèbacle. Ma i dati Isvap mostrano come vada controcorrente la Rc auto che regge le conseguenze della crisi come già fatto nel 2011. L'anno scorso, grazie a quelli che l'Isvap aveva allora definito «sensibili aumenti tariffari», il ramo aveva registrato un aumento del 4,7%. Ora, nel primo trimestre del 2012, il portafoglio premi del comparto autoveicoli terrestri e rc veicoli marittimi, lacustri e fluviali è ammontato complessivamente a 4,4 miliardi, con un non insignificante aumento dell'1% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Sempre Bankitalia nella sua relazione ha messo in evidenza i maggiori rischi assunti dagli enti locali con i derivati. Che restano il vero punto interrogativo della finanza locale italiana visto che spesso non sono correttamente contabilizzati nei bilanci di comuni, province e regioni ma tenuti separatati come atti amministrativi e dunque senza tener conto delle conseguenze negative in termini di flussi contabili sulle poste dello stato patrimoniale. Un gap informativo difficile da ricostruire se non nel momento nel quale le perdite o le plusvalenze si verificano per l'esercizio delle opzioni da parte dei soggetti contraenti. Palazzo Koch e lo staff tecnico del Governatore Visco sono comunque riusciti a censire la parte non «in ombra» della finanza derivata usata a livello locale. Con un risultato contrastante. Se è diminuito il numero degli enti che hanno usato strumenti derivati è aumentato l'ammontare delle perdite potenziali. Nel 2011 le operazioni in strumenti finanziari con banche residenti sono state messe in campo da 214 amministrazioni locali, contro le 233 censite nel 2010. Ma nonostante questa riduzione «e il calo del valore nozionale sottostante ai contratti, il valore di mercato negativo delle operazioni in essere, che indica l'ammontare che dovrebbe essere versato dagli enti qualora le operazioni venissero chiuse anticipatamente, è salito nel corso del 2011 a 1,2 miliari di euro» ha concluso Bankitalia. Una mina dunque ben piazzata nel cuore del debito pubblico nazionale. E che giace sonnecchiante nelle pieghe del bilancio dello Stato già soggetto a uno stress consistente per l'aumento del costo di rifinanziamento del debito per l'impennata degli spread e che difficilmente sopporterebbe il conto che, in ogni momento secondo le clausole più comuni, le banche possono presentare prima all'ente locale e poi al Tesoro.