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«la Riscoperta della Patria», un libro per trovare le origini del nostro Paese, della nostra democrazia.

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L'autoreè Paolo Peluffo, a lungo portavoce di Ciampi, ora sottosegretario con delega all'editoria, ha voluto con questo libro, ora disponibile anche su e-book, raccontare con passione la serie di iniziative intraprese dall'ex capo dello Stato per promuovere, e arricchire di significato, un patriottismo repubblicano basato sui valori della Costituzione, sui simboli e su una comunanza di storia e ideali. Un giorno di festa trasformato in occasione di polemica... «La parata è solo un pezzo della Festa della Repubblica. Uno degli aspetti centrali del rilancio dell'idea di patriottismo voluto da Ciampi. Un progetto di carattere civile che è stato al centro del suo settennato. Il mio libro è stato completamente riscritto, ho aggiunto 70 pagine, in occasione del 150° anno dell'Unità d'Italia. La Festa della Repubblica è un'istituzione che il Paese ha ritrovato dopo anni di sospensione e di significato sotto tono. Noi eravamo l'unico Paese, tra quelli più sviluppati, a non avere la festa nazionale». E come nasce l'idea di istituirla o meglio riproporla, con la parata e tutto? «L'idea venne a Ciampi nel 2000 durante il viaggio di ritorno da Sarajevo al quale ho dato anche il mio contributo. In quell'occasione il presidente rimase sconcertato dopo un incontro con le autorità religiose, le quali lo avevano supplicato di non ritirare i nostri soldati, in particolare i carabinieri, dalla Bosnia. "Perché non dare merito ai nostri militari impegnati per la pace in vari Paesi del mondo?" si chiese Ciampi. Un modo per dare conto ai cittadini, alla nazione, di quello che lo Stato fa. Da quando è stata ripristinata, la parata non è stata mai un'esibizione di forza militare, ma la dimostrazione dell'impegno dei nostri soldati nelle missioni internazionali di pace». Eppure in molti danno un'altra lettura... «C'è un equivoco di fondo sul significato della parata. Andando indietro nel tempo, l'istituzione della parata militare fu prima di Pacciardi, poi del governo Bonomi, presidente del Consiglio di un esecutivo fragilissimo. Una cerimonia al Milite Ignoto con un'idea: le Forze Armate si presentavano per ribadire la fedeltà alla costituzione, ai cittadini, al Paese. Quindi contrariamente a quello che si pensa, la sfilata non era una maniera nella quale i cittadini omaggiavano le forze armate, ma il contrario. Detto questo, la Festa della Repubblica non è soltanto la parata militare». Ma resta il momento più importante... «Non si sono sviluppate altre feste come invece accade in altri Paesi. In Francia per esempio. Il 14 luglio, istituito nel 1880, un secolo dopo la Rivoluzione e dieci anni dopo la sconfitta di Sedan. I francesi discussero un anno in Parlamento prima di stabilire quella data come festa nazionale. Un dibattito durissimo. La Francia rimase spaccata 50 anni. La parata francese è sicuramente una dimostrazione di forza militare, e la festa non è solo quello. Fanno un ricevimento con ventimila comuni e il concerto, un concertone come quello che i sindacati fanno il primo maggio a Roma, a Champ de Mars, al quale partecipa un milione di persone. Questo per dire che la nostra parata e la nostra Festa nazionale è da sempre sobria. Da quando è stata ripristinata la parata non si sono mai visti ai Fori imperiali carri armati e blindati». Questo 2 giugno non è stata esageratemnte sobria? «Personalmente avrei preferito sentire le bande e vedere i cavalli partecipare alla parata. Condivido le parole del Presidente Napolitano: c'è stato un alto tasso di strumentalizzazione. Dietro la parata c'è lo Stato. Non è un momento di festeggiamento fine a se stesso. È una festa dei cittadini che si riuniscono intorno ai valori della Repubblica, che sono poi gli elementi di forza per proseguire nel cammino nazionale. Appartiene alla gente e anche l'altro giorno vi è stata grande partecipazione e nessuna contestazione». Polemiche fini a se stesse? «I sentimenti di angoscia per il terremoto che non è ancora finito certamente incidono, ma l'intenzione del presidente era di superare questo momento e mantenere la parata per ribadire l'impegno dello Stato e la funzione sociale delle Forze armate e delle altre componenti come la Protezione civile. Un modesto e sobrio contributo per continuare a esistere come patria».

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