Per una volta anche lui decide di abbandonare i toni bassi.
Laparata del 2 giugno è terminata, ma l'eco delle accuse di quelli che «la sfilata non s'aveva da fare» non si è ancora spento. Mentre le (scarne) truppe dell'esercito percorrevano via dei Fori Imperiali, le frecciate nei suoi confronti si erano fatte ancora più dure. «È la sagra dello spreco», aveva detto il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. «Soldi buttati nel cesso», era stato il commento, tutt'altro che politically correct, del futuro leader della Lega Roberto Maroni. Così il presidente della Repubblica ha lasciato passare qualche ora, ma nel tardo pomeriggio, con la rabbia che non accennava a sbollire, ha abbandonato il consueto stile diplomatico. «Non sa di che cosa parla», ha risposto ai giornalisti che citavano le dichiarazioni di Di Pietro, prima di sottolineare una «larga partecipazione alla parata tale da dimostrare che c'era un consenso larghissimo sulla necessità di manifestare la nostra vicinanza alla popolazione di terremotati». Proprio il continuo richiamo al sisma in Emilia non è andato giù al Presidente. Giusto reclamare una sfilata più sobria, ma tirare in ballo ipotetici risparmi - in realtà pochi «spiccioli» - da destinare alle zone colpite, è apparso solo come demagogia. «Alcune polemiche hanno un po' strumentalizzato il terremoto», accusa il capo dello Stato. «In parte - aggiunge - sono polemiche vecchie perché sono posizioni negatrici del ruolo delle Forze Armate o delle parate militari». E se qualcuno gli fa notare che tra i politici, sindaco Alemanno in testa, c'era qualche assenza di troppo, Napolitano risponde senza battere ciglio: «Non so di quali assenze significative si parli. Ho visto tantissima partecipazione, molto ampiamente rappresentativa». È la classica commedia all'italiana. Anche quello che dovrebbe rappresentare un momento di unità e celebrazione diventa occasione per scambiarsi accuse. C'è chi preferisce rimanere a casa, chi invece va alla parata ma senza esserne convinto (il presidente della Provincia di Roma Zingaretti), chi se la prende con tutti gli altri. «C'è chi pensa di guadagnare popolarità non venendo qui. Questa è veramente una cosa ridicola», attacca il leader Udc Casini. «Dalla Lega è arrivato uno schiaffo al sentimento nazionale», ribadisce il vicepresidente di Fli alla Camera, Giorgio Conte. Arriva sera, si sarebbe tentati di archiviare in fretta una giornata di festa mancata. Ma Antonio Di Pietro non è d'accordo. La reazione stizzita di Napolitano alle sue parole non gli è andata giù e non manca di farlo notare: «Criticando me - attacca il leader dell'Idv - il presidente della Repubblica ha offeso milioni di italiani che non la pensano come lui e che si stanno ribellando in Rete e nelle piazze denunciando questo inutile e costoso sfarzo della Casta». «Napolitano - la conclusione - non solo non sa quel che fa, ma addirittura non se ne rende proprio conto». Non male, come giornata di unità nazionale...