Mubarak condannato all'ergastolo
SentenzaL'accusa aveva chiesto la pena di morte per l'uccisione di 800 manifestanti Carcere a vita anche per l'ex ministro dell'Interno. Nuovi disordini in piazza Tahrir
Ierimattina il presidente della Corte d'Assise del Cairo, Ahmad Rifaat, ha letto la sentenza con la quale si chiude la parabola politica di Hosni Mubarak: condanna all'ergastolo per le oltre 800 morti di manifestanti durante la rivoluzione che lo ha rovesciato lo scorso 11 febbraio. Mubarak ha ascoltato il verdetto senza far trasparire emozioni, con lo sguardo celato da occhiali scuri, impassibile, protetto dalla curiosità delle telecamere dai due figli, Gamal e Alaa, che si sono messi in piedi davanti alla sua barella. «Maugud», presente, l'unica parola da lui pronunciata durante la breve udienza quando il presidente della Corte, in apertura di seduta, ha letto per esteso il suo nome. Munarak, primo leader deposto dalla Primavera araba a comparire alla sbarra in persona e ad essere giudicato da un tribunale nazionale, è stato immediatamente trasportato in elicottero alla prigione di Tora, che dall'aprile scorso ospita anche i suoi due figli. L'ex rais si è rifiutato di scendere e i media ufficiali egiziani hanno dato la notizia che Mubarak era stato colpito da una crisi cardiaca durante il trasferimento. Dopo avere ricevuto le prime cure a bordo del velivolo, l'ottantaquattrenne ex presidente è stato ammesso all'ospedale della casa circondariale. La sua condanna e quella, uguale, per il suo ex ministro dell'Interno Habib el Adly, hanno scatenato scene di gioia all'esterno dell'aula bunker allestita all'accademia di polizia alla periferia del Cairo. Ma l'entusiasmo è durato il tempo che il presidente della Corte finisse di leggere il resto della sentenza, quella che per insufficienza di prove ha assolto i sei collaboratori di el Adly e che giudica prescritti i reati di corruzione e abuso di potere contestati ai due figli di Mubarak. La gioia si è trasformata immediatamente in rabbia e sconcerto all'interno del tribunale, dove gli avvocati dell'accusa sono saliti sui tavoli per protestare contro la sentenza e per chiedere che la magistratura venga «ripulita». Dal tribunale la protesta si è man mano estesa per le strade e le piazze del Cairo e delle principali città egiziane. E ieri sera piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione egiziana, si è riempita di migliaia di manifestanti che hanno inneggiato alla fine del regime militare e alla fine dell'ancien regime. «Se non riusciremo a restituire il diritto ai martiri, moriremo come loro», hanno scandito migliaia di manifestanti, che, poco dopo la lettura del verdetto, hanno cominciato ad affluire sulla spianata simbolo al centro della capitale d'Egitto. Ora c'è da dire che la sentenza del processo del secolo, come viene definito in Egitto, si intreccia inesorabilmente con le presidenziali egiziane, il cui secondo turno è previsto fra due settimane e che vedrà darsi battaglia il candidato dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi el'ultimo premier sotto Mubarak, Ahmad Shafiq. La sentanza è stata immediatamente definita dalla confraternita «una farsa»: nel farlo, ieri pomeriggio ha annunciato la sospensione della sua campagna elettorale per unirsi ai manifestanti in piazza. Invece Shafiq ha affermato di rispettare la sentenza della magistratura, nella certezza che farà altrettanto anche il popolo egiziano. Hamdin Sabbahi, di sinistra, terzo classificato, e Khaled Ali, avvocato e attivista - due dei candidati alla presidenza sconfitti - sono stati accolti in un delirio di entusiasmo dalla piazza. E ieri sera Morsi ha tenuto una conferenza stampa per dire che se eletto presidente farà ricelebrare tutti i processi per le morti della rivoluzione e contro coloro che sono accusati di corruzione. «Gli egiziani sono perfettamente consapevoli di chi ha sabotato le prove che incriminano Mubarak, el Adly e gli altri e sanno che questo è avvenuto nel quadro dell'ancien regime proprio all'inizio della rivoluzione», ha detto Morsi nel tentativo di accreditarsi come paladino di una rivoluzione alla quale, quando è esplosa, la Confraternita non ha dato grande sostegno. Dal canto loro, le forze armate hanno diffuso un solo, significativo comunicato: «Non permetteremo che, qualsiasi sia il sacrificio, la democrazia verso la quale l'Egitto si orienta venga sabotata». Comunque, se il verdetto sul processo a Hosni Mubarak infiamma la piazza egiziana, non avrà effetti particolari sul secondo turno delle presidenziali previste per il 16 e 17 giugno. «Questo sviluppo - ha spiegato - anche se completamente imprevedibile nelle prossime ore, non avrà grande effetto sulle urne, perché sono sicuro che l'esercito lavorerà per far vincere Ahmad Shafiq. L'arma dell'esercito sono le elezioni e ci sarà la frode».