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Il Cav come Grillo «Stampiamo euro»

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All'incontro coi parlamentari la nuova sfida «La Bce emetta moneta o lo facciamo noi»

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».È uno degli oltre 800 commenti che ieri campeggiavano sulla bacheca Facebook di Berlusconi. Forse quello che fotografa meglio la svolta «grillina» del Cavaliere. A scatenareil popolo degli internauti, infatti, è stata la pubblicazione di uno stralcio del discorso che l'ex premier ha tenuto, ieri, alla riunione dei gruppi del Pdl di Camera e Senato. La parte, nello specifico, in cui Berlusconi spiega la sua ricetta per superare la crisi economica: «Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la Bce deve iniziare a stampare moneta - aveva annunciato in mattinata - altrimenti dovremmo avere la forza di dire "ciao ciao euro" restando nella Ue o dire alla Germania di uscire lei dall'euro se non è d'accordo». Poi arriva il vero «coup de theatre», la «pazza idea» che il Cavaliere, parafrasando Patty Pravo, regala alla platea dei suoi parlamentari: «La Banca d'Italia dovrebbe stampare euro oppure la nostra moneta». Eccola qui, la reentrè in grande stile di Berlusconi. Parlare di riforme non ha sortito l'effetto sperato e allora si torna ai temi più cari all'elettorato. Gli stessi che hanno permesso a Grillo di fare man bassa alle ultime amministrative. A partire dall'addio all'euro, perché«la Gran Bretagna non vi fa parte eppure è solidissima». «Non ricordo nella mia vita un momento più difficile di questo - dice con tono solenne - la gente è sfiduciata. Bisogna tirare fuori il coniglio dal cilindro». È il momento della critica al governo Monti. Altro tema di sicura presa: i sondaggi Swg, d'altronde, dicono che ieri la fiducia del professore è scesa al 34%, minimo storico: «Ora si è visto che lo spread non era colpa del nostro governo - attacca l'ex premier - Monti deve cambiare la sua linea e riprendere da dove avevamo lasciato noi». Da quelle riforme, cioè, che «la Ue ci aveva chiesto di fare e noi avevamo pronte per decreto, ma il Capo dello Stato ci ha bloccato». Suona come un avvertimento. Se non bastasse, ci pensa Cicchitto a rendere più chiaro il concetto: «Se non dovessimo realizzare l'unità dei moderati, sarebbe il momento di togliere il sostegno a Monti». Anche perché, dice Alfano, «il Pdl è il partito che ha pagato il prezzo più caro alla crisi». Leggasi: a causa dell'appoggio ai tecnici. Non è ancora campagna elettorale, ma ci assomiglia molto. Prima di parlare di quello che succederà nella primavera del 2013, però, Berlusconi fa un tuffo nel passato. «Ho riascoltato tutti i miei discorsi dal '94 a oggi. Noi abbiamo saputo dare delle speranze che si sono rivelate delle illusioni. Abbiamo parlato di rivoluzione liberale, eravamo in buona fede, ma ci siamo illusi anche noi, mentre adesso abbiamo le idee chiare. In futuro attiveremo una vera rivoluzione liberale». E che ruolo ricoprirà il Cav in questo nuovo corso? Ieri il barometro indicava il disimpegno: «Non sarà né presidente della Repubblica né presidente del Consiglio. Solo il vostro allenatore, se mi vorrete ancora». In realtà, la sua figura carismatica ingloba ancora quella del delfino Alfano. Che è lì accanto a lui, lancia argomenti ugualmente di grande presa («togliamo l'Imu dalla prima casa», «le agenzie di rating si comportano in modo criminale», «meno tasse, meno sprechi, meno debiti») ma non riesce a sortire lo stesso clamore. Come quando si parla di unità del partito. Lo fa anche il segretario, ma le parole di Berlusconi sono più incisive: «Noi dobbiamo restatre uniti come un monolite, bisogna evitare correnti o associazioni». Perchéuniti, secondo il Cavaliere, si può ancora vincere: «Con il doppio turno alla francese alle elezioni ci affermeremmo noi - dice - ce lo dice la storia delle consultazioni dal '48 a oggi. A meno che i moderati non vogliano consegnare il Paese alla sinistra». Nessun appello ad altre forze politiche, anche perché, sottolinea Alfano, «il Pdl non va a elemosinare alleanze». Solo la voglia di riprendersi la scena, di dettare i temi, di tornare a fare sensazione. Per un giorno, il Cav ci è riuscito.

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