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Festa della Repubblica. Il mondo corre noi camminiamo senza guardare

Frecce tricolori sui Fori Imperiali

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L'Irlanda ieri con un referendum ha detto sì al Fiscal Compact. Il risultato (60,3% a favore) è un problema in meno per l'Europa. Ma le tensioni non sono esaurite, anzi, crescono. Il 17 giugno la Grecia tornerà alle urne e il destino dell'Eurozona è più che mai nelle mani di Atene. Nello stesso periodo (10 e 17 giugno) i francesi affronteranno due turni di voto per le elezioni legislative, altro test per saggiare la svolta di Hollande e misurare la forza parlamentare della destra euroscettica di Marine Le Pen. Ancora un po' di giorni e il 30 giugno si voterà per le presidenziali in Islanda, un Paese che ha già fatto crac nel 2008 con il fallimento di tutte e tre le banche nazionali. Attraversiamo l'Atlantico e sbarchiamo in Messico: il primo luglio uno Stato gigantesco, prigioniero dei cartelli della droga, centro degli interessi della Chiesa cattolica, vota per il nuovo presidente. Nel frattempo gli Stati Uniti entreranno nel vivo di una campagna presidenziale che culminerà il 6 novembre, quando gli elettori decideranno se confermare o no Barack Obama alla Casa Bianca. Nella primavera del 2013 poi toccherà all'Italia eleggere un nuovo Parlamento, il presidente della Repubblica e il capo del governo. Il nostro Paese - terza economia europea e terzo debito pubblico del mondo - per un incrocio dell'orologio costituzionale, rinnoverà tutte le cariche. Questa è l'agenda globale. In mezzo, ci sono i capitali volanti, i mercati finanziari che fanno e disfano i governi, guerre mai vinte (Afghanistan), rivoluzioni deluse (Egitto, Tunisia, Libia), speranze in divenire (Iraq), conflitti eterni (Israele-Palestina), minacce atomiche (Iran e Corea del Nord), giganti economici e nani democratici (Cina e Russia), continenti dimenticati (Africa), ricchi con milioni di poveri (Brasile), seicento milioni di uomini, donne e bambini che soffrono la fame cronica (fonte Fao), duecento milioni di disoccupati (fonte Fmi) nei Paesi industrializzati che sono una bomba sociale innescata. Di fronte a questo scenario, il dibattito pubblico italiano appare piccolo piccolo. Il mondo corre e noi camminiamo senza guardare. C'è chi vuole stampare euro in solitudine (Berlusconi), chi propone più spesa pubblica (Bersani e soci), chi tassa ma senza un'idea per la crescita (il governo Monti), chi fa opposizione sperando di capitalizzare in voti la crisi e i suicidi (Lega, Di Pietro, Vendola), chi sta in mezzo e aspetta Godot (Casini, Montezemolo) chi accusa il populismo e poi diventa soggetto populista (Saviano), chi internazionalizza bene un'azienda e passa per un nemico del popolo (Marchionne), chi trasforma il salotto della finanza in saloon (Mediobanca-Generali). Questa è l'Italia: un Paese che oggi festeggia la Repubblica ma non fa volare le Frecce Tricolori. Tanti auguri.

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