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Che fine hanno fatto altri 50 milioni di euro spariti dalle casse della Margherita? L'inchiesta sull'ex tesoriere del partito Luigi Lusi sembra un pozzo nero nel quale si fa fatica a scorgere il fondo.

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L'ultimal'hanno raccontata nelle motivazioni con cui nei giorni scorsi hanno confermato gli arresti domiciliari per la moglie del senatore, Giovanna Petricone. «La depredazione fatta dal senatore Luigi Lusi – scrivono i giudici del Tribunale del Riesame – non era di soli 12 milioni di euro ma di 23, anche se mancano all'appello altri 50 milioni di euro, di cui non si conosce la destinazione finale, considerato che in 4 anni il patrimonio della Margherita è sceso da 88 milioni di euro a soli 15 milioni». Una cifra enorme, che per gli avvocati di Lusi non è comunque assolutamente riconducibile all'ex tesoriere. «Il riferimento all'importo di circa 50 milioni di euro – spiegano Luca Petrucci e Renato Archidiacono – non riguarda in alcun modo le condotte contestate al senatore Lusi ma l'importo complessivo che allo stato dovrebbe essere oggetto di ulteriori accertamenti». Il Tribunale, sottolineano i legali, «sul punto ha testualmente affermato: "Gli iniziali 88 milioni di euro (riferendosi all'entità dei rimborsi percepiti dal 2006 al 2011 da Dl-Margherita), si sono ridotti a solo 15 milioni di euro in appena 4 anni. Il Tribunale ha inoltre sottolineato come il partito non sia più attivo"». «Tale indicazione conferma ulteriormente – concludono – come per pervenire a corrette conclusioni sulla gestione delle risorse finanziarie della Margherita, sarebbe stato di grande utilità, accogliere la nostra richiesta di perizia tecnico-contabile con le forme dell'incidente probatorio». Ma c'è anche la stessa Margherita, tramite l'ufficio stampa, che ha molte perplessità su quella cifra: «Non vorremmo si trattasse di un refuso». Comunque, chiariscono, «sarà diffuso un comunicato delle società che hanno predisposto i bilanci del partito». Intanto, però, nel provvedimento con quale respingono la richiesta di revoca degli arresti domiciliari, i magistrati forniscono altri dettagli su quella che, secondo loro, è stata la vita «folle» della famiglia Lusi. Parlano di spese «a dir poco insensate» come «quelle per cene o pranzi da 2 mila euro (si veda la cena al ristorante "Mauro" di 1500 euro consumata il 13 ottobre 2006, nonché al ristorante "La Rosetta" per 2100 euro il 9 novembre 2006; poi allo stesso ristorante altri 837 euro, il 14 novembre 2006; di nuovo al medesimo ristorante per 2783 euro, il 17 dicembre 2006; dunque, con cadenza mensile e talvolta quindicinale), oppure per vacanze miliardarie, come quella effettuata per sei giorni, dal 22 al 28 aprile 2011, presso un resort denominato "Bahamas Kamalame Cay" pari a 80.502,64 euro e via discorrendo, per un totale di spese voluttuarie di tal genere pari a 218.250,86 euro». Nell'elenco, i giudici del riesame hanno inserito anche la spesa sostenuta da Lusi nel 2011 per 2660 euro «per una sola notte presso l'Hotel Ritz Carlton di Londra (dal 29 al 30 marzo)», e la prenotazione (poi disdetta) per 11600 euro per «sole quattro notti nella nota isola di Santo Stefano in Montenegro dal 30 agosto al 3 settembre». «Tali lussi - si legge nel provvedimento del riesame - non venivano fruiti da Lusi in totale solitudine, portando egli con sé la consorte e altresì qualche parente». E proprio la moglie, secondo i magistrati, deve restare agli arresti domiciliari perché c'è un concreto pericolo di fuga in Canada. Nelle motivazioni i giudici ricordano che la donna, accusata di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita, ha vissuto «in Canada fino all'età di 38 anni e nel paese nordamericano risiedono ancora i suoi familiari». Nel suo caso «il pericolo di fuga assume una connotazione assai seria» perché in Canada la donna può contare su «una base logistica», tanto che, «per consolidare la sua posizione in tale nazione, ha deciso di acquistare per quasi due milioni di dollari canadesi, la prestigiosa residenza di Toronto, in fase di ultimazione». I giudici, inoltre, nel motivare la decisione affermano che non ha importanza la decisione dei coniugi Lusi di iscrivere la figlia, «nata in Canada», il prossimo anno in un liceo di Roma «avendo concluso il ciclo di scuole medie inferiori, e che sempre a Roma l'indagata abbia un avviato studio di medicina chiropratica con un'agenda piena di appuntamenti, come hanno sottolineato i suoi difensori». Stando ai magistrati «l'Italia per la Petricone è stata occasione di un arricchimento impensabile in Canada (sia per l'estrema rapidità dei tempi d'accumulo sia per l'ingentissima somma depredata), ma il Paese di elezione è rimasto per lei lo stesso Canada, tanto da investire appunto in tale nazione, in vista di un futuro definitivo trasferimento nel posto in cui evidentemente ha mantenuto le sue vere radici». Ma ieri è stato anche il giorno in cui Luigi Lusi, in una memoria difensiva poi distribuita ai componenti della Giunta per le autorizzazioni al Senato, ha attaccato Francesco Rutelli: le sue «dichiarazioni pubbliche», scrive l'ex tesoriere, sono state una «grave ingerenza nelle valutazioni» di pm e gip. Poi il senatore insiste su un altro punto: l'interrogatorio della sua segretaria Francesca Fiore gli darebbe ragione su tutta la linea. Il 24 maggio scorso, ricorda Lusi, la Fiore avrebbe consegnato agli inquirenti una «chiavetta Usb con un prospetto contabile dimostrativo delle spese per gli anni 2009-2012 contenente spese e costi erogati dalla Margherita». Documentazione questa che lui definisce di «particolare rilievo» anche in riferimento al pericolo d'inquinamento delle prove «pretestuosamente prospettato a suo carico». Ma che confermerebbe come i finanziamenti «erogati dalla Margherità nel 2009-2012, pubblicamente e reiteratamente negati», siano in realtà un «fatto certo e dimostrato». La decisione della Giunta sul suo arresto invece, dopo una riunione a vuoto ieri mattina proprio per la nuova memoria difensiva, è stata spostata al 12 giugno.

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