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Troppe tasse. Fischi a Monti

Mario Monti durante il discorso a Bergamo

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L'opposizione della Lega Nord alle manovre di Monti arriva in piazza. Non solo nelle strade ma addirittura in cielo. Uno striscione con la scritta «Basta Monti-basta tasse», legato a un Piper, ha infatti sorvolato ieri la cerimonia della Guardia di Finanza a Bergamo a cui partecipava il premier. Che non si è però scomposto e ha criticato le «superficiali istanze separatiste» e condannato l'evasione che colpisce proprio il Nord. Monti si è recato in una delle roccaforti del Carroccio per la cerimonia di giuramento delle reclute delle Fiamme Gialle. Qui è stato accolto da una doppia contestazione: una dal cielo, con lo striscione della Lega, e una a terra, con una manifestazione di circa 500 persone che hanno fischiato l'intervento del premier. È stato un tutti contro tutti comunque perché il corteo ha alla fine contestato anche la Lega, che non era scesa in piazza: «Dopo vent'anni la Lega finge di fare opposizione, ma non scende in piazza e sta su un aereo», hanno urlato i manifestanti. Una contestazione che il presidente del Consiglio ha bocciato con nonchalance liquidando coloro che «credono di risolvere i problemi con superficiali istanze separatiste». Poi con un'autentica mossa del cavallo è andato oltre e ha strappato alla Lega il ruolo di vero interprete delle istanze del Nord: «Noi cittadini dell'Italia settentrionale e lombardi - ha detto - siamo spesso penalizzati nella competitività internazionale delle nostre imprese per le sacche di grande evasione che si annidano ovunque nel Paese e forse più in altre parti del Paese che in questa». Sì, perché l'evasione fiscale, ha insistito Monti, è il vero grande male: essa infatti «è non solo una violazione del rapporto con lo Stato ma è un fattore di ostacolo alla realizzazione di una dinamica di concorrenza leale tra le imprese, di aumento della pressione fiscale e di ingiustizia nei rapporti tra i cittadini». Insomma i «gesti di protesta» sono «inutili» e fuorvianti. «Monti taccia per sempre e se ne vada a casa», ha replicato il Triumviro Roberto Calderoli. «La superficialità di cui parla non è certo quella delle istanze separatiste, ma va riferita al modo in cui lui, ancora una volta, affronta al questione settentrionale». «Il Nord volerà via come lo striscione antifisco che ha solcato il cielo di Bergamo», ha commentato Mario Borghezio. «Monti-Dracula spreme il Nord e foraggia l'assistenzialismo becero del Sud», ha scritto su Facebook Bobo Maroni, quindi «va mandato a casa subito». Il Congresso deciderà se stando in Parlamento o in piazza. Insieme alla Lega Nord, che dal cielo, con un piper che ha sorvolato Bergamo per una buona mezz'ora trainando uno striscione contro Monti e le tasse, hanno manifestato il loro dissenso anche gli antagonisti della sinistra, i sindacati di base ed esponenti del movimento No Tav, in corteo dalla piazza che pian piano si sono avvicinati con fumogeni e amplificatori fino a qualche centinaio di metri dal palco del premier per disturbarne l'intervento. Insieme a loro anche qualche singolo cittadino, non organizzato, che ha lanciato insulti («Assassino, ridacci le nostre pensioni») contro il presidente del Consiglio. L'arrivo di Monti a Bergamo ha registraro dunque anche contestazioni, proteste, qualche urlo forse di esasperazione. Ma anche applausi, molti, a costellare i passaggi dell'intervento del presidente del Consiglio e ministro dell'Economia che è sembrato rivolgersi a chi lo contestava quando ha detto: «È una crisi che viene da lontano. Questo deve essere capito non cercando distrazioni nel vociare ma cercando di meditare». E ancora: «La lotta all'evasione fiscale non si fa con parole vacue o gesti di protesta». Il corteo antagonista, scortato da un ingente schieramento di poliziotti e carabinieri (ma non ci sono state particolari tensioni) era aperto dallo striscione «Adesso basta», slogan della manifestazione. «Bergamo respinge Monti e la sua politica di austerity - gridavano i manifestanti -. È un nemico delle famiglie, dei giovani e del lavoro. Noi questo debito non lo paghiamo». Sulle contestazioni al capo del governo è intervenuto anche il leader di Sel, Nichi Vendola: «Credo che le contestazioni facciano parte della democrazia: sarebbe veramente incredibile meravigliarsi, e del resto le scelte che sta facendo il governo Monti si rivelano fallimentari. Stiamo riuscendo a realizzare il capolavoro di un paese con un fisco veramente vessatorio e con un debito accresciuto. Forse bisogna guardare altrove».

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