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Domenico Latagliata TORINOAntonio Conte alza la voce.

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Echi se ne importa se «l'avviso di garanzia non è una condanna, ma uno strumento a tutela degli indagati», come aveva precisato in mattinata il procuratore capo di Cremona Roberto Di Martino. «Sono stato indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva, ma per me parla la mia storia calcistica – ha detto Conte -. Ho sempre dimostrato integrità morale, onestà, correttezza. Lo si può chiedere ai miei ex compagni, ai miei calciatori e anche agli avversari chi è in campo Antonio Conte: una persona che vuole assolutamente vincere e che, grazie al lavoro, va anche al di là delle sue possibilità pur di cercare la vittoria. Non dimentichiamo che, a causa della mia correttezza, io ho subìto un'aggressione con tanto di bastoni davanti a mia figlia e a mia moglie (ai tempi in cui era allenatore del Bari, ndr). Questo è Antonio Conte: per chi ancora non lo conosce o fa finta di non conoscerlo. Con il Siena abbiamo vinto un campionato straordinario e con tre giornate d'anticipo: ribadisco la mia assoluta estraneità a qualsiasi tipo di fatto. Niente e nessuno rovinerà quell'annata». La rabbia questa volta non la trattiene: «La prima domanda che mi è sorta è stata "come mai, prima di subire una cosa del genere e di diventare indagato, non sono stato chiamato dal pubblico ministero di Cremona?". Mi sarei aspettato succedesse, invece no. Buone vacanze a tutti: le mie lo saranno sicuramente». Prima di partire, però, l'attuale tecnico bianconero si augura di chiarire la propria situazione dal momento che finora non ha potuto farlo. Ieri invece, in sua assenza, il procuratore capo di Cremona ne ha disposto la perquisizione dell'abitazione torinese per andare alla ricerca di elementi utili a chiarire il quadro quanto accaduto nella stagione 2010-11, quando Conte allenava il Siena: «Ci sono sette-otto partite dei toscani in ballo, con dichiarazioni che fanno ritenere possibili manipolazioni – ha poi spiegato Di Martino -. Le perquisizioni hanno interessato non solo i giocatori, ma anche persone dello staff e dirigenti della squadra toscana». Tra questi, appunto, l'attuale tecnico della Signora: tornato a Torino intorno alle 11, dopo che il fratello Daniele aveva aperto la porta ai poliziotti, i quali avrebbero poi sequestrato il computer dell'allenatore oltre a varie chiavette usb e il telefonino, poi restituito. Sono seguite incredulità, rabbia ma anche la necessità di affrontare di petto la situazione. Conte, che la settimana scorsa ha rinnovato il contratto che lo legherà alla Juve fino al 2015 (contratto da tre milioni di euro a stagione), si è poi recato nella sede della società per parlare con gli avvocati De Rensis, Chiappero e Briamonte, prima di spostarsi a Vinovo incassando la fiducia a prescindere del suo attuale presidente Andrea Agnelli grato per lo scudetto appena conquistato dopo la volata vinta contro il Milan: «Il quadro che si sta delineando è estremamente preoccupante per il calcio italiano, ma non mi pare che Antonio Conte ne faccia parte. Voglio bloccare sul nascere qualsiasi tipo di illazione: Antonio è e sarà il nostro allenatore. L'anno prossimo abbiamo una Champions League da disputare e lui sarà la persona che ci guiderà». E tanti saluti alle voci che erano già cominciate a circolare sui possibili nuovi allenatori della Juve, da Capello a Guardiola e Mazzarri in rottura col Napoli. Fino al prossimo (eventuale) colpo di scena, questo è quanto anche se i ribaltoni sono sempre possibile. Ma per ora la Juve fa quadrato intorno al tecnico cheha riportato lo scudetto a Torino dopo tanti anni di astinenza.

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