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Asse Monti-Hollande. Merkel nell'angolo

Monti, Merkel e Hollande

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Il Cancelliere Angela Merkel è nell'angolo. Al vertice Ue di ieri sera il pressing affinchè abbandoni l'ortodossia rigorista aprendo alle misure per la crescita, si è fatto più pesante. Non solo il presidente francese Hollande l'ha ignorata, preferendo un confronto con Monti, prima del vertice informale a cena, ma il presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, l'ha presa di petto. «La Germania deve riflettere», la situazione attuale «a lungo termine non è sostenibile», perchè se ora i tedeschi «sono avvantaggiati dall'avere prestiti allo 0,01% mentre gli altri pagano il 6%», il risultato finale sarà che «non ci sarà più un mercato europeo per i prodotti tedeschi», perchè «gli altri non avranno i mezzi per comprarli». Poi Schulz ha sottolineato che «in Parlamento europeo una larga maggioranza è favorevole agli Eurobond e alla tassa sulle transazioni finanziarie». Quegli Eurobond che invece la Merkel non riesce a digerire e ieri ha bocciato nuovamente appena arrivata a Bruxelles. «Non servono niente alla crescita» ha detto marcando la distanza da Parigi e Roma. Ma nella cena informale dei 27 dedicata al tema della crescita, Monti e Hollande hanno rilanciato l'idea di titoli del debito europei e hanno discusso della proposta italiana di valutare l'impatto degli investimenti pubblici nel calcolo del deficit. È emerso che non si tratta di cambiare le regole poiché i Trattati già prevedono la possibilità di scorporare gli investimenti che perseguono interessi europei e nessuno ha interesse a creare falle nella disciplina di bilancio. «Sappiamo che per diversi Stati membri gli Eurobond e gli investimenti non sono idee digeribili nel breve periodo» ha detto Monti auspicando soluzioni «per il breve periodo che per fine giugno possano trovare consenso». Sul tavolo del vertice il caso Grecia mentre cresce la tensione tra scoop e smentite per piani di emergenza in caso di uscita dall'Eurozona. Il problema Grecia è gravissimo e per ora resta confermata la linea seguita finora: fino al 17 giugno, quando si voterà di nuovo, si continuerà a cercare di convincere i partiti ellenici che non c'è alternativa all'attuazione degli accordi alla base del secondo prestito per scongiurare l'eventualità che Atene abbandoni l'Euro. Sul tavolo anche il problema Spagna. Hollande e Mariano Rajoy premono perché la Bce scenda in campo per iniettare liquidità e sostenere le banche spagnole. Ne hanno discusso in una teleconferenza anche i vertici Ue (Van Rompuy, Barroso, Juncker) e il presidente della Bce Mario Draghi. Ci sono varie ipotesi: si va dal rafforzamento del fondo anti-crisi a un nuovo organismo europeo per gestire le crisi bancarie, al sistema Ue di garanzia dei depositi. Il vertice però non ha partorito nulla di concreto. È stato fatto un elenco degli obiettivi da perseguire (dall'aumento di capitale della Bei ai project bond, all'Eurobond). Ma il primo appuntamento per capire se i governi e le autorità ue vogliono agire sul serio per la crescita sarà il 30 maggio, quando la commissione europea renderà note le raccomandazioni Paese per Paese sul ritmo del consolidamento dei bilanci.

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