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Berlusconi e Alfano pronti a rilanciare

Silvio Berlusconi e Angelino Alfano

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È bastato il semplice annuncio per scatenare la curiosità, e forse anche un po' di apprensione negli avversari, che accompagna le grandi occasioni. Stamattina, nella sala Koch di Palazzo Madama, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano (cui il Cav ha confermato la propria fiducia) si presenteranno davanti ai giornalisti per una conferenza stampa che ha già il sapore di un «nuovo predellino». In realtà non dovrebbero esserci annunci di rivoluzioni all'interno del partito. Per quelli occorrerà aspettare un momento ufficiale, si parla di una convention, in cui verrà presentata la «nuova creatura». Oggi, invece, il presidente e il segretario del Pdl dovrebbero parlare di riforme. E non a caso è stata scelta come location il Senato visto che, proprio lì, si stanno discutendo le modifiche all'impianto istituzionale. L'idea di Berlusconi e Alfano è quella di lanciare un vero e proprio «appello» a Pd e Udc affinché si siedano al tavolo per discutere seriamente dei passi da compiere. La proposta sarà contenuta in un documento che i vertici del partito hanno limato fino a tarda notte ieri a Palazzo Grazioli. Il modello che il Pdl vorrebbe lanciare è quello del semipresidenzialismo francese con l'elezione diretta del Capo dello Stato e doppio turno. Secondo i tecnici di via dell'Umiltà i tempi ci sono, basta la volontà. Ed è per questo che il Cav e il segretario hanno deciso di sfidare i momentanei alleati. Il Pd, spiegano i parlamentari pidiellini, non dovrebbe avere problemi ad accettare una proposta che punta a salvaguardare il bipolarismo visto che, negli ultimi tempi, è tornato a parlare di doppio turno. E l'Udc? Sicuramente avrà delle obiezioni ma di certo, davanti all'idea che anche l'Italia si trovi a fare i conti con uno scenario profondamente frammentato come quello della Grecia, cederà. Tra l'altro poco importa, a questo punto per il Pdl è importante marcare il territorio e far capire agli italiani che, qualora non si riuscisse a realizzare le riforme, la colpa non è sua. Questa, insomma, la contromossa studiata dopo il disastroso risultato delle elezioni amministrative. Mettere Bersani e Casini con le spalle al muro. Ma anche superare le resistenze di quest'ultimo visto che, con l'applicazione del modello francese e le conseguenti modifiche alla Costituzione, si favorirebbe l'unificazione delle forze moderate. C'è poi il nodo del partito. È difficile che stamattina se ne parli anche se, si sa, è altrettanto difficile prevedere ciò che Berlusconi può dire o non dire davanti a microfoni, telecamere e taccuini. Di certo il progetto va definito in tutti i suoi particolari, ma qualche indiscrezione sembra filtrare. L'intenzione sarebbe quella di costruire una mini-segreteria composta da cinque persone che andrebbe ad affiancare i tre coordinatori cui verrebbe affidato un ruolo più organizzativo della macchina del partito. I nomi che si fanno sono quelli di Maurizio Lupi, Mariastella Gelmini, Raffaele Fitto, Franco Frattini e Giorgia Meloni. A ciascuno verrebbe affidata «un'area» di competenza. Sarebbe un modo per evitare il rischio dell'uomo solo al comando, ma anche per rendere più snello il processo decisionale che, attualmente, viene affidato all'ufficio di presidenza. Insomma, Berlusconi e Alfano sono pronti a rilanciare. Qualcuno è già in agitazione.

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