Ancora lontano il ritorno nella Chiesa di Roma dei lefebvriani
Ilvescovo ha tenuto due omelie in Austria, nei giorni scorsi, e ieri i siti tradizionalisti riportano i passaggi dedicati all'intricato negoziato con il Vaticano. Il ritorno in seno alla Chiesa «è molto controversa nella Chiesa», ha detto Fellay a Vienna domenica scorsa. «Posso assicurarvelo: è la volontà del Papa. Non se ne può dubitare. Ma sicuramente non è la volontà di tutti nella Chiesa». Per il successore di Lefebvre, «la realizzazione di questa volontà dipende da termini che non sono ancora molto chiari. Alcuni punti rimangono oscuri. Può darsi che nei giorni o nelle settimane prossime - è difficile stabilire una data - il Papa prenda direttamente una decisione. Può darsi che rinvii il dossier alla congregazione per la Dottrina della fede». Fellay avverte: «Non bisogna pensare che le cose saranno facili dopo. Per riprendere le parole del Papa che descrivono molto bene la situazione: "So che sarebbe più facile per la Fraternità e per me lasciare la situazione com'è". Ciò descrive bene la situazione e mostra anche che il Papa è consapevole che sarà attaccato quando lo farà. E anche che la situazione non sarà facile per noi. E che ciò che verrà fuori da questa situazione sarà: con Roma o contro Roma. In entrambi i casi, sarà difficile». In una distinta omelia a Salisburgo, nel giorno dell'Ascensione (17maggio), monsignor Fellay ha precisato: «Abbiamo bisogno di essere sicuri che potremo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto finora. E da questo punto di vista alcune cose non sono ancora chiare». Ma «si è scatenato il diavolo. Ed è dappertutto. Nella stessa fraternità, in tutta la Chiesa. Ci sono persone che veramente non ci vogliono. Sono i modernisti, i progressisti». Problemi aanche all'interno dei lefebvriani. Nelle scorse settimane sono state pubblicate alcune lettere interne alla Fraternità che rivelano come tre dei quattro vescovi lefebvriani - l'argentino Alfonso de Galarreta, il francese Tissier de Mallerais e il britannico Williamson - siano contrari ad un accordo con il Vaticano caldeggiato invece dal quarto vescovo, il superiore Bernard Fellay. Appena qualche giorno fa, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, in una conferenza all'università pontificia Angelicum al termine della sua lezione sul documento conciliare «Nostra Aetate» che ha segnato la svolta nei rapporti tra la Chiesa cattolica e gli ebrei aveva sottolineato «Tutte le decisioni dottrinali del Magistero sono vincolanti per i cattolici, anche il Concilio Vaticano II e tutti i suoi testi». «Il confronto con la Fraternità San Pio X - ha detto ancora Koch - è in corso e va avanti. Dobbiamo prepararci per quella che sarà la decisione del Papa». Il porporato ha sottolineato che «non si può essere cattolici e non accettare il Concilio Vaticano II, il magistero della Chiesa successivo e la Nostra Aetate».