Grillo spazza via il Pd a Parma
Il colpaccio era nell'aria. E i primi a fiutare il vento della burrasca erano stati proprio gli esponenti del Pd che da giorni lanciavano l'allarme su una rimonta inarrestabile del candidato di Beppe Grillo. Un recupero che ha pochi precedenti nella storia dei ballottaggi: Federico Pizzarotti, 39 anni, project manager in un istituto bancario di Reggio Emilia e nuovo sindaco grillino di Parma, è passato dal 19% del primo turno al 60,2%. Andando a pescare voti sia a destra sia a sinistra, tra gli elettori del Pdl come tra quelli di Rifondazione. E sono proprio i numeri che più di tutto spiegano il successo del Movimento 5 stelle che ora mette paura a tutti i partiti. Parma è stata la città dove più alta è stata l'affluenza al voto, 61,2%, un dato che fa capire la voglia di cambiamento: chi è andato ai seggi lo ha fatto per dare un segnale di protesta. Protesta contro un candidato del centrosinistra che per la sua campagna elettorale ha speso 300 mila euro contro i soli 6 mila del suo avversario del Movimento 5 Stelle. Differenze che in un momento come questo aprono crepe profonde nella fiducia dei cittadini. Ma Parma è anche la città dove Beppe Grillo è riuscito a portare in piazza all'ultimo comizio ben 11 mila persone, scatenando l'entusiasmo con la promessa che la conquista del piccolo e ricchissimo centro emiliano si sarebbe trasformata nella «presa della Bastiglia» contro il potere dei partiti. E così è stato. Il Pd, invece, esce dal confronto a pezzi, incapace di far correre Vincenzo Bernazzoli oltre 39,2% preso al primo turno e facendolo fermare al 39,7% al ballottaggio. Incapace dunque di andare oltre quello zoccolo duro di preferenze di partito. E così è stato «percepito» il candidato del partito Democratico: un uomo del vecchio apparato politico che ha avuto in mano le leve del potere cittadino da oltre 10 anni e che non si è voluto dimettere da presidente della Provincia per non perdere una poltrona sicura. Da oggi, con quel potere – in una città economicamente benestante, con un tessuto di piccole e medie aziende, specialmente nel settore del cibo, che fanno marciare spedita l'economia – si dovrà confrontare il nuovo sindaco. Dimostrare, insomma, che i grillini sanno anche governare e non solo protestare. Ma da oggi dovranno essere anche i partiti a dover fare i conti con Grillo. Che non si è fermato alla vittoria di Parma ma ha portato sulla poltrona di sindaco anche Jacopo Maniero a Mira e Marco Fabbri a Comacchio. E ai quali si aggiunge Roberto Castiglion che aveva vinto a Sarègo al primo turno. Successi che si possono paragonare a quelli della Lega prima maniera. Ma forse anche più «rivoluzionari». E che possono essere un trampolino verso un'affermazione anche alle politiche. «Il partito di Bossi aveva una connotazione territoriale – ragiona il senatore del Pdl Andrea Augello – questo è un Movimento più diffuso che non conosce ostacoli. E dovremo stare molto attenti a non sottovalutarlo». Grillo, come suo costume, non ha parlato in tv, non ha rilasciato dichiarazioni ma si è fatto sentire attraverso la rete, su twitter, il «mondo» nel quale si ritrovano i grillini. A Pizzarotti, ad esempio, non ha neppure telefonato ma ha mandato un sms: facendogli e facendosi i complimenti. Poi il commento ufficiale l'ha affidato a un messaggio registrato su Skype e diffuso sul web: «Grandi, siete stati grandi tutti. Abbiamo conquistato Stalingrado, parlo di Parma, e ora siamo sulla strada di Berlino». «Abbiamo dimostrato di poter fare politica senza soldi – ha aggiunto – A Parma sono stati spesi 6.400 euro di autofinanziamento e abbiamo vinto, come abbiamo vinto a Mira e Comacchio con poche centinaia di euro. Devono chiedersi come mai, perché e come abbiamo fatto. Dovranno confrontarsi con questo». Ma tra il comico e il suo sindaco c'è già stato un piccolo battibecco. «A Parma non ha vinto Pizzarotti, ma i cittadini. Il M5S è uno strumento che serve ai cittadini per amministrare loro stessi, attraverso gli eletti» ha detto Beppe Grillo». Parole alle quali ha risposto Pizzarotti, non proprio conciliante: «I cittadini hanno eletto me, non Grillo». Sia chiaro, nessuno scontro o allontanamento, solo la presa d'atto di due diversi ruoli, ha precisato Pizzarotti, temendo «manipolazioni» mediatiche delle sue parole: «Non sarei qui se non fosse stato Beppe Grillo a votare la spinta propulsiva del Movimento 5 Stelle – afferma riconoscente – Ma i cittadini hanno votato noi e la Giunta la porteremo avanti noi. Sono due elementi che andranno a braccetto per cercare di cambiare questo Paese».