Draghi striglia le banche: Devono finanziare le imprese
Centinaiadi miliardi hanno rimpinguato le casse degli istituti italiani che, nella maggior parte dei casi, hanno guardato più alle esigenze del loro conto economico (investendo il denaro pagato allo 0,5% in titoli di Stato con tassi tra il 5 e il 6%) che alle richieste delle imprese in difficoltà. Non va bene. Occorre trovare un equilibrio e così ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, alla commemorazione dei Federico Caffè alla Facoltà di Economia e Commercio de La Sapienza, ha sferzato le banche: «È vitale per la crescita e l'occupazione che tornino a porsi in condizione di rifinanziare l'economia». Un invito corretto dalla considerazione del fatto che «le due operazioni di Ltro sono di dimensione tali che ci vorrà tempo affinché dispieghino tutti gli effetti positivi per l'economia europea». Non è stata la sola bacchettata del presidente della Bce insolitamente severo con la mancata soluzione dei problemi del Paese. Uno dei quali è «il sottoutilizzo delle risorse dei giovani che riduce in vari modi la crescita: abbassa la probabilità di nascita di nuove imprese, mediamente più innovative delle altre, determina a lungo andare il decadimento del capitale umano, frenando l'assimiliazione del progresso tecnico e l'efficienza dei processi di produzione. Oltre a ferire l'equità». Imsomma è uno spreco che non possiamo permetterci ha detto Draghi. Una critica alla quale ha risposto il premier Mario Monti che ha assicurato che i giovani non devono sentirsi soli, piuttosto rappresentano la priorità del governo promettendo «otto miliardi» dai fondi strutturali in attesa di destinazione per la lotta alla disoccupazione giovanile. Per il premier dalla possibile riallocazione di quel 29% dei fondi Ue 2007-2013 «ancora da allocare» potrebbero beneficiare 460 mila giovani, di cui solo in Italia 128 mila, molti dei quali del Sud. Per Draghi è necessario però mettere mano anche al welfare. Il modello suggerito è quello tedesco. « Un caso che dimostra che che estesi ed efficaci sistemi di welfare possono essere resi più efficienti senza compromettere le finalità sociali».