Prima la notizia che fa il giro della rete: Ettore Gotti Tedeschi si è dimesso da presidente dell'Istituto per le opere di religione (Ior).
Poila conferma con un comunicato ufficiale della sala stampa della Santa Sede che è una bocciatura senza appello dell'operato dell'uomo che meno di tre anni fa (il 23 novembre 2009) era stato chiamato a gestire un istituto che, forse anche per la sua natura, è sempre stato al centro di vicende più o meno chiare. «Il Consiglio di Sovrintendenza dell'Istituto per le Opere di Religione - si legge - si è riunito in sessione ordinaria. Fra i temi in agenda, c'era ancora una volta la governance dell'Istituto. Nel tempo, questa ha destato progressiva preoccupazione nel Consiglio e, nonostante ripetute comunicazioni in tal senso al professor Gotti Tedeschi, presidente dell'Ior, la situazione è ulteriormente deteriorata. Dopo una delibera, il Board ha adottato all'unanimità un voto di sfiducia del Presidente, per non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio». «I membri del Consiglio - prosegue - sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest'azione sia importante per mantenere la vitalità dell'Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l'Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l'Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati». Insomma una frattura profonda e insanabile. Confermata anche dalle parole con cui Gotti Tedeschi risponde all'Ansa che lo interpella sulle sue dimissioni: «Preferisco non dire nulla altrimenti dovrei dire solo brutte parole. Abbiate pazienza». Chi frequenta i Sacri Palazzi è pronto a giurare che la notizia era nell'aria. Troppi i motivi di attrito tra il presidente dello Ior e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone che guida la Commissione Cardinalizia di vigilanza. Quella che «vigila sulla fedeltà dell'Istituto alle norme statutarie». La stessa che già oggi si riunirà per decidere i prossimi passi (oltre a Bertone ne fanno parte i cardinali Attilio Nicora, Jean-Louis Tauran, Telesphore Placidus Toppo e Odilo Pedro Scherer). Nel frattempo le funzioni del presidente verranno svolte dal suo vice Ronaldo Hermann Schmitz cui potrebbe essere lasciato l'interim in attesa di identificare un nuovo nome. E pensare che era stato proprio Bertone a chiamare Gotti Tedeschi come successore di Angelo Caloia. Negli ultimi tempi, però, i rapporti tra i due si sarebbero incrinati. Tra i motivi c'è chi indica l'idea, cavalcata dal Segretario di Stato, di rilevare l'ospedale San Raffaele in difficoltà per il debito accumulato sotto la gestione del fondatore don Luigi Verzè. Ma c'è anche chi spiega che sul presidente dello Ior avrebbe pesato un suo presunto ruolo nel caso «Vatileaks», ossia la vicenda dei documenti riservati usciti dal Vaticano. In nessun modo, invece, dietro la scelta di sfiduciarlo ci sarebbe la vicenda dell'attuazione delle nuove normative vaticane in materia di antiriciclaggio. Per lo più si tratta di voci e indiscrezioni. Fatto sta che, ancora una volta, lo Ior torna sotto i riflettori. L'Istituto, fondato nel 1942 da Pio XII con un chirografo (documento autografo), non fa parte della Santa Sede anche se la sua sede è nella Città del Vaticano. Questo significa che ha bilanci propri e una sua amministrazione. Un'identità complessa su cui si è a lungo concentrata l'attenzione dei magistrati (su tutte la vicenda che vide coinvolto Roberto Calvi e il Banco Ambrosiano). Attualmente sono 33mila i titolari di depositi Ior. Due su tre italiani, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud. Il patrimonio complessivo dell'Istituto ammonterebbe a 5 miliardi di euro.