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Né Pd né Pdl. I cittadini preferiscono i sindaci «fuori dai Poli»

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Comenella famosa canzone di Giorgio Gaber era semplice spiegare che alcune città erano di «sinistra», mentre altre di «destra». Col passare degli anni, i confini si sono fatti più labili e sono nati il «centrodestra» e il «centrosinistra». Pd e Pdl ne rappresentano la semplificazione bipolarista. Ma dopo l'ultima tornata elettorale di amministrative l'impressione è che anche questa distinzione sia ormai vecchia. A spiegarlo un lavoro del Centro Italiano Studi Elettorali, gruppo di ricerca nato per iniziativa di Roberto D'Alimonte e Stefano Bartolini, che ha analizzato il risultato finale delle elezioni nei 157 comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti. L'analisi, svolta da Aldo Paparo, divide gli enti locali in base alle coalizioni che sono risultate vincenti. Il Pd assieme ai propri alleati ne ha conquistati 85, il Pdl con gli alleati 34. Ma il punto è un altro. Infatti crescono in maniera piuttosto evidente i comuni in cui i cittadini hanno eletto sindaci che si trovano fuori dai tradizionali schieramenti. Alla fine sono 38. Quattro in più di quelli che sono andati al centrodestra. La divisione è la seguente: 11 alla sinistra senza i Democratici (in questa categoria rientra Palermo con la vittoria dell'Idv Leoluca Orlando); 8 al Terzo Polo; 1 alla destra senza Pdl (Avola conquistata dal candidato di Grande Sud); 2 alla Lega (Verona e Cittadella); 3 al Movimento 5 Stelle (Parma, Mira, Comacchio) e 12 a liste civiche di vario tipo. Ne resta fuori 1, il «caso Jesolo». Qui Pd e Pdl erano entrambi rappresentati. Dallo stesso candidato, Valerio Zoggia, appoggiato anche dall'Udc. Insomma è stato l'unico comune in cui la maggioranza ABC ha vinto (fatto che difficilmente si ripeterà). Sommandoli si arriva a 38. Nelle precedenti comunali erano appena 10. Lo studio non azzarda spiegazioni sul perché i sindaci eletti «fuori dai Poli» siano quadruplicati. Di certo si tratta in gran parte di scelte legate al territorio, ma non è difficile (anche pensando ai casi di Parma e Palermo) immaginare che dietro questo dato si nasconda una certa insofferenza dei cittadini nei confronti dei partiti maggiori e dei loro leader. Che non a caso appena possibile vengono puniti. O attraverso la bocciatura dei candidati «imposti» alle primarie, o con sonore sconfitte «in casa». Così accade che ad Agrigento, sua città natale, Angelino Alfano debba subire la riconferma di Marco Zambuto (Udc) che ha ottenuto il 75% dei voti contro il 25% dello sfidante Salvatore Pennica (Pdl). Stessa sorte per Nichi Vendola che ha visto il centrodestra trionfare nella «sua» Terlizzi (Ba), mentre Silvio Berlusconi, dopo Milano, ha dovuto incassare il passaggio a sinistra di Monza. Unica eccezione Pier Luigi Bersani. A Bettola (Pc) ha trionfato il Pd. E poi uno si chiede perché il segretario vada in giro a dire di aver vinto «senza se e senza ma».

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