Montezemolo scalda il motore
Luca Cordero di Montezemolo scende in campo. Per la prima volta ammette una possibile candidatura nel 2013 rilanciando riduzione delle tasse, tagli alla spesa e privatizzazioni. Un manifesto che non prevede apparentamenti con la vecchia politica. «Non siamo interessati ad alleanze gattopardesche né a fare da paravento a operazioni di finto rinnovamento ispirate al tutto cambi affinché niente cambi». Il sasso nello stagno l'aveva gettato un editoriale di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, sabato scorso. «Italiafutura è un partito o no? Montezemolo ce lo dica». Così, il presidente della fondazione nata tre anni fa ci ha pensato su, ha fatto passare il clamore legato a Brindisi e al terremoto in Emilia («eventi così terribili da chiudere ogni diverso orizzonte al ragionamento»), ha preso carta e penna e ha risposto. Una frenata iniziale: «Italiafutura non è un partito, bensì un'associazione che interviene nel dibattito politico con analisi e risposte». Poi l'accelerazione: «Nei prossimi mesi potrebbe diventare un movimento politico e presentarsi nel 2013». Si dovrà discutere di leadership, con Montezemolo che sembra mettersi in discussione: «Non ho mai pensato che un mio ingresso in politica possa fare alcuna significativa differenza per il Paese. La situazione dell'Italia è tale da chiedere il passo in avanti di una nuova classe dirigente e forse di una nuova generazione, non di questo o di quel presunto superuomo». Sembra un attacco al ventennio berlusconiano e al nascente fenomeno Grillo. Di certo Montezemolo guarda a quell'elettorato che a lungo ha votato il Cavaliere e ora è affascinato dal comico genovese: «In assenza di un progetto credibile che unisca tutte le forze riformiste, milioni di italiani e una porzione significativa delle migliori energie del Paese rimarranno senza rappresentanza, dando spazio a populismi demagogici e distruttivi». A confermare la svolta imminente anche il fatto che ieri il sito della fondazione fosse particolarmente attivo, prima con un'analisi del recente rapporto Istat, poi con una stoccata a D'Alema: «Dal Marxismo al marziano. Ovvero: ego Maximo, pensiero minimo, partito unico». Il motivo? L'esponente democratico aveva definito il Pd unica forza politica in grado di guidare il Paese. D'Alema, in realtà, è stato anche il solo da sinistra a commentare la lettera di Montezemolo, con un laconico: «Ci dica se si candida o meno, è finito il tempo delle furbizie». Per il resto, l'uscita di Montezemolo ha provocato meno clamore del previsto. Qualche voce in ordine sparso dal Pdl. Per Galan «è positivo quando persone come lui decidono di metterci la faccia», per Formigoni «la sua fondazione avanza idee interessanti ma deve decidere da che parte stare». Chi invece sembra entusiasta, forse perché appena scaricato da Casini, è l'entourage di Fli. «Ottima notizia - esulta il capogruppa alla Camera Della Vedova - le nostre analisi e soluzioni alla crisi convergono». Sulla stessa lunghezza d'onda il vicepresidente Bocchino: «Se Montezemolo presentasse una lista civica nazionale sarebbe una grande novità per il campo dei moderati». Insomma, il presidente di Italiafutura (e di Ferrari, Telethon, Ntv ecc ecc) non si sente un superuomo. Ma per qualcuno sembra già il nuovo messia.