Ma i partiti non mollano Tagli farsa ai finanziamenti
I finanziamenti dei partiti si dimezzano. Dai 182 attuali si passa a 91 milioni all'anno. Le forze politiche in Parlamento rispondono così nell'Aula di Montecitorio all'«antipolitica» diventata tsunami con il voto delle amministrative: approvando l'articolo 1 del testo sul Finanziamento dei partiti messo a punto dai relatori Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl). Due sostanzialmente le novità. Resta intatto il meccanismo dei rimborsi, visto che vengono respinti gli emendamenti di Lega e Idv per abrogarlo. Dicono No Pd, Udc, gran parte del Pdl. Votano Sì Lega, Idv, Radicali e Noisud. Fli si astiene. Il governo si rimette all'Aula. Riceve l'ok, invece, la proposta di modifica che di fatto introduce le quote rosa. Messa a punto dalla parlamentare del Pd Sesa Amici, la norma prevede la decurtazione del 5% dei finanziamenti a quei partiti che non garantiscano un'adeguata rappresentanza di donne in lista. Questo, in sostanza, il testo: i contributi pubblici sono diminuiti del 5 per cento qualora il partito o il movimento politico abbia presentato «nel complesso dei suoi candidati per l'elezione dell'assemblea di riferimento un numero di candidati del medesimo genere superiore ai due terzi del totale, con arrotondamento all'unità superiore». Grande soddisfazione per questo voto viene espressa dalla parlamentare. «Si tratta di una proposta concreta - commenta - per aumentare la partecipazione delle donne alla politica». Per il resto, l'articolo 1 del testo approvato con 372 Sì, 97 no e 17 astenuti, prevede che i contributi siano ridotti a 91 milioni l'anno il 70% dei quali, pari a 63.700.000 euro, viene corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e per l'attività politica. Il restante 30%, cioè 27.300.000 euro, viene erogato a titolo di cofinanziamento. «Avevo detto dimezzamento - commenta il segretario Pd Pier Luigi Bersani - e ci siamo arrivati. Si comincia a vedere qualche fatto. Siamo riusciti ad arrivare a un risultato concreto e vero». Di parere diametralmente opposto il leghista Roberto Maroni secondo il quale «è scandaloso che tranne il Carroccio e l'Idv tutti gli altri abbiano votato contro l'emendamento della Lega che cancellava i rimborsi ai partiti». E su «La Padania» annuncia che verranno pubblicati tutti i nomi di chi ha votato contro. Il giorno dopo i ballottaggi una questione così delicata come quella del finanziamento ai partiti diventa più che mai oggetto di scontro politico come dimostra anche il botta e risposta in Aula tra Maroni e il Pd Roberto Giachetti: «C'è chi ha preso doppie razioni», osserva il deputato Democrat a proposito di un emendamento poi ritirato, «la Lega oggi farebbe meglio a tacere!». Immediata la reazione del candidato alla segretaria del Carroccio: «Bravo, bravo!» grida, mentre qualche altro leghista invita con forza Giachetti a tacere. Il progetto di legge, il cui esame continua oggi, riceve ancora critiche non solo da Lega, dipietristi e Noi Sud, ma anche dal Democratico Salvatore Vassallo che aveva chiesto in un emendamento, poi ritirato per disciplina di partito, «di anteporre alla disciplina del finanziamento una definizione delle ragioni e delle finalità del finanziamento». Senza questo chiarimento, ha assicurato il costituzionalista intervenendo in Assemblea, «nessun controllo sarà possibile se non, come oggi, un controllo meramente formale sulla regolarità dei documenti contabili». Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del Pd, rivendica alla sinistra il merito del finanziamento dimezzato. «Ancora oggi c'è chi promette una raccolta di firme per una legge che verrà, c'è chi, demagogicamente, perchè forse sa che non passerà, mette ai voti un emendamento che dovrebbe cancellare il contributo pubblico ai partiti. Noi, coerentemente - prosegue - abbiamo fatto quel che abbiamo promesso, nel presente, non in un futuro indefinito. Il Pd si è battuto per il dimezzamento delle risorse, subito, e da subito, con l'ok della Camera all'articolo uno, il contributo passa da 182 a 91 milione di euro». Chiara Moroni di Fli, arringa: «Dobbiamo dare un segnale forte ai cittadini che hanno manifestato la loro sfiducia nei confronti dei partiti in modo chiaro ed inequivocabile. Venti anni fa si chiudeva la Prima Repubblica proprio sul finanziamento illecito ai partiti. Oggi quegli stessi partiti che un tempo sventolavano il cappio in Aula comprano brillanti e lingotti d'oro con i soldi dei cittadini».