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«È come essere tornati in guerra»

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Ferdinandoha 91 anni, è dritto come un fuso e si aiuta col bastone per camminare nel campo di calcio di Finale Emilia, fangoso per la tanta pioggia di questi giorni, il campo dove la protezione civile ha realizzato la prima tendopoli. Campo «Robinson», si chiama, 40 tende azzurre che danno rifugio ad alcuni degli sfollati del terremoto che ha colpito questa zona la notte tra sabato e domenica scorsi. Come Ferdinando, detto Nando, che viene a salutare il presidente Mario Monti come si conviene a un militare. Ferdinando ricorda la notte che il terremoto gli ha squassato la casa, dove vive da solo. Quella notte il sisma l'ha tirato giù dal letto: «Come la guerra - dice adesso -, il rumore era lo stesso. Mi ha spaventato come può spaventare la guerra». Il boato sordo era l'urlo della terra che si apriva a 6 chilometri di profondità. Poi la scossa che sembrava non finire mai che ha lesionato la casa di Ferdinando. Ma cosa mai può spaventare uno come lui: «Io voglio solo tornare a casa», dice adesso mentre si avvicina alla sua tenda, la 128. I figli però non vogliono perché «c'è pericolo». Perché la terra continua a tremare, a Finale Emilia, e l'ululato delle scosse di assestamento continua a spaventare la gente. «Qui si mangia bene, e troppo. Non faccio altro che mangiare. Vorrei tornare nella mia casa».

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