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Una vera Caporetto per il Pdl

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Il segretario del Pdl Alfano

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La botta c'è stata e fa male. Ma l'allarme rosso era già scattato quindici giorni fa. Il Pdl cede anche in quelle considerate roccaforti. Vede sindaci di sinistra a Monza, Como, Alessandria e Asti. A Palermo e Parma il centrodestra non è arrivato nemmeno al secondo turno. Se questo voto ha segnato forse il crollo della seconda Repubblica, guardando i risultati, si può ben dire che sotto le macerie c'è soprattutto il Pdl che sta peggio di tutti. A dire il vero non c'è nessun dirigente del partito del Cavaliere che non prenda atto della situazione di gravità, ma le ricette per uscire dalla crisi divergono. C'è chi, con un po' di nostalgia, cerca una nuova riedizione di una santa alleanza nella convinzione, forse esatta, che la maggioranza degli elettori non voglia affidare il Paese alla troika Bersani, Di Pietro e Vendola. E quindi pensa che una chiamata per evitare questa eventualità potrebbe far tornare a votare i delusi che hanno preferito disertare le urne. Recuperare gli astenuti e presentare una nuova alleanza moderata sembra essere la ricetta di Alfano che annuncia delle novità nei prossimi giorni e che sostanzialmente rileva che la sinistra non ha guadagnato voti moderati. Quindi gli astenuti sono elettori che attendono una nuova offerta politica. Ma è qui il problema. Riconquistare la fiducia dei delusi e degli astensuti non è facile se non sono chiare le finalità, i programmi, e soprattutto la leaderchip. È vero la sinistra non ha fatto breccia in quell'elettorato, ma questo è frastornato e deluso. Matteoli che chiama in causa il sostegno a Monti, giudicato troppo acritico. Gli fa eco Formigoni che accusa il governo delle troppe tasse. C'è poi il problema delle alleanze. La Lega è ormai ai minimi termini. Ieri ha perso sette ballottaggi su sette, e comunque non ha intenzione di stringere alleanze. L'Udc non sceglie, resta nel limbo, oscilla tra i due poli. Forse aspetta una riforma elettorale prima di compiere una scelta. Poi c'è un problema, sottovalutato in precedenza, di un partito che non c'è. Una debolezza mascherata in passato dal carisma di Berlusconi, capace di convogliare voti, di mobilitare gli elettori nelle occasioni importanti. Ma ora? Se a Palermo il sindaco del Pdl fallisce, il partito non ha la capacità di reagire tanto da non riuscire ad andare al secondo turno. La stessa cosa accade a Parma. E se molti ex elettori del Pdl hanno votato per Grillo la cosa non deve far gioire Alfano. È vero che il Pd non ha vinto, ma quegli elettori hanno fatto un'altra scelta e potranno un giorno tornare indietro? E a Lucca, Rieti e Isernia si contano le ferite. Come in provincia di Roma a Civitavecchia. Non è andata meglio a L'Aquila. A Genova un centrosinistra lacerato è riuscito lo stesso a vincere con un candiato vendoliano. Non basta al Pdl pensare che l'avversario di sempre non stia bene. Il Pd vince, dove vince, grazie agli alleati. Ma resiste. Bersani degli alleati li ha, difficili, rissosi, ma la coalizione ha retto nelle amministrative, meno che a Palermo. Il Pdl non ha alleati e non può scegliere la strada rigenerante dell'opposizione, non può contestare oltre un certo limite Monti, (Berlusconi non vuole mettere in crisi il governo), non può cavalcare la lotta alle tasse. E rischia di sapere di muffa il richiamo all'alleanza dei moderati. In passato ha funzionato, ma la storia non si ripete. La realtà per il partito di Alfano è sconfortante. Nei capoluogo il centrosinistra vince in 15 città, al centrodestra ne vanno 6. Un ribaltamento rispetto al passato. Le elezioni politiche del 2013 sono vicine e non c'è tempo da perdere.

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