Pellegrinaggio silenzioso
Questosi legge su uno dei tantissimi bigliettino che accompagna un grande mazzo di fiori adagiato sul muretto dell'Istituto «Morvillo Falcone». E questa è la frase che si ascolta di più nei commenti delle persone intorno al luogo dell'attentato di sabato mattina. Non ci sono le parole per commentare l'assassinio di Melissa Bassi, uccisa a 16 anni mentre compiva l'atto più ordinario per una ragazza della sua età: andare a scuola. Il giorno dopo la tragedia, il via vai dei cittadini, in questa zona di periferia, è continuo e inarrestabile. Tutti vogliono esserci, tutti vogliono testimoniare con un fiore, un pensiero, una parola il dolore e lo sdegno di una città ferita. Come a voler ricoprire Melissa di quel calore e di quell'affetto che le è stato strappato per sempre da un gesto insensato. «Hai fatto parte di tutti noi. Ci mancherai» scrivono le ragazze della II A, le compagne di classe di Melissa. «Un pezzo del nostro cuore è con te»; «Ciao piccolo angelo», queste sono le parole che spuntano da un tappetto di fiori e piantine, animali di peluches e palloncini colorati che si allarga momento dopo momento, fino a ricoprire interamente l'angolo di muro lasciato libero dai rilievi della polizia. I giovanissimi sono tanti, tantissimi. Pochi di loro sono riusciti a dormire la notte scorsa e hanno gli occhi spauriti di chi ha visto un mostro di cui non immaginava nemmeno l'esistenza. In un paese che spesso si dimentica di loro, si ritrovano ad essere protagonisti di un incubo. Francesca e Simone, 18 e 19 anni, si tengono stretti, quasi a cercare la forza nel loro giovane amore. Frequentano il IV superiore dell'Istituto commerciale e sono venuti a offrire una piantina di cilamini lilla. Francesca piange mentre parla: «Ho paura. Non riesco a stare sola per l'angoscia. Penso che al posto di Melissa avrei potuto esserci io o una mia amica». «Questa cosa ci ha cambiati per sempre - le fa eco Simone - abbiamo visto che nel mondo ci sono tante cattiverie, che c'è chi se la prende con persone innocenti». Anche Annalisa, 16 anni, studentessa dell'Istituto alberghiero, non ha chiuso occhio e non sa quando tornerà a dormire. Continua a chiedersi chi ha potuto compiere un atto così orribile e l'idea che possa essere stato compiuto da «uno di noi» (nel senso di un brindisino), le fa sentire il male ancora più vicino. «Ho il terrore di tornare a scuola lunedì - ci dice - Però dobbiamo andarci. Dobbiamo dimostrare che siamo più forti e che non ci facciamo sottomettere». A pochi metri dall'Istituto Morvillo Falcone, le insegnanti della scuola media Pacuvio-Don Bosco attendono la loro preside. Hanno accolto l'invito del sindaco ad aprire le scuole agli alunni e ai genitori fin dal pomeriggio di ieri, per provare tutti insieme ad esorcizzare la paura, ricordando che i loro studenti hanno assistito direttamente alle scene cruente dell'attentato. Prima di tutto, ci dicono, cercheranno di ascoltare i ragazzi. «C'è una forza in loro - ci spiega un'insegnante - che noi neanche sospettiamo». Nessuna di loro vede con favore l'idea di far piantonare gli istituti scolastici dalle forze dell'ordine, che pure è circolata nelle ultime ore. «La scuola deve rimanere quello che è - insistono - Anzi, deve essere una fucina di cultura della legalità». I ragazzi di Brindisi oggi sentono che è stata loro strappata l'innocenza. Gli adulti devono mostrare loro che il mostro si può uccidere. Anche per questo la scuola Morvillo Falcone oggi sarà regolarmente aperta: «Lunedì 21 maggio a scuola nel nome di Melissa» è il titolo del documento che il personale dell'istututo ha diffuso ieri sera, dopo averlo deliberato durante la riunione del Collegio dei docenti svoltasi nella Chiesa dello Spirito Santo, ubicata su via Galanti, proprio di fronte alla scuola colpita dalla bomba.