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La faccia dell'attentatore

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Il video Cinquantenne, stempiato, occhiali, giacca scura Le immagini fissano quando l'uomo pigia il telecomando

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Pochifotogrammi che centrano un uomo fermo di fronte alla scuola «Morvillo Falcone» in via Giuseppe Maria Galanti. Immagini riprese dalla telecamera di un chiosco verde di panini dall'altro lato della strada. L'uomo è di trequarti. Quaranta-cinquantanni, «caucasico» termine tenico per dire sicuramente europeo, occhiali, giacca scura, camicia bianca, pantaloni chiari, scarpe da ginnastica o sneakers. La mano in tasca. La sequenza sobbalza, forse è il momento dell'esplosione. Poi la sequenza fissa l'uomo mentre lascia il luogo dell'attentato. Eccolo. È lui quello che gli investigatori considerano essere l'attentatore di Brindisi. Queste sono immagini più nitide. Il volto dell'uomo si vede bene, leggermente stempiato, capelli castani scuri. L'uomo ha la mano destra appoggiata sulla giacca. Pochi frame del filmato ora nei pc dei tecnici della polizia scientifica e del Ris dei carabinieri per i confronti antropomorfici con le foto dei database della Criminalpol e dell'Interpol. «Immagini terribili», ha detto il procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli. Terribili perché nel video si vede l'uomo nell'atto di attivare un telecomando. La mano stringe il pulsante, pochi decimi di secondo ed ecco che il video sobbalza, la mano torna in tasca e l'uomo se ne va. Una correlazione di gesti ed eventi che inchiodano l'individuo inquadrato. La qualità delle immagini non è eccezionale perché la telecamera del chiosco, «Il panino dei desideri», non ha un obiettivo di qualità ma il filmato, secondo gli investigatori, è abbastanza eloquente. Il video copre un lasso di tempo di trenta minuti: così si scopre che l'uomo è lì davanti all'istituto professionale «Morvillo-Falcone» venticinque minuti prima dell'esplosione. Ha visto le ragazze arrivare, ha attivato il telecomando e le ha viste bruciare. Metodico e attento, l'attentatore non si è accorto di quelle telecamere, made in China, posizionate su quel chiosco senza pretese proprio davanti alla scuola. Nel frattempo altri accertamenti vengono fatti sulle immagini di altre telecamere presenti nella zona: banche e servizi di sorveglianza stradale. Un monitoraggio che oltre a dare maggiori dettagli sull'uomo del telecomando potrà aiutare gli investigatori a delinearne il percorso. Alle spalle di quel chiosco c'è un giardino e le case popolari. Se avesse parcheggiato il veicolo a ridosso delle case popolari, il groviglio di vie di fronte alla scuola lo avrebbe potuto portare, in tempi verosimilmente ristretti, ad allontanarsi dalla zona verso via Sant'Angelo, magari immettendosi nella tangenziale poco distante. I video sono prove ritenute più affidabili delle dichiarazioni di testimoni che non sempre riescono a fornire particolari utili alle indagini. Ma proprio una testimone, una donna, ha raccontato agli inquirenti di aver intravisto nel corso della notte qualcuno portare il cassonetto nel punto in cui poi è esploso. Alla donna è stato mostrato il video in cui si vede l'attentatore che la mattina innesca l'ordigno e lei non l'avrebbe riconosciuto nella persona vista la notte. Tuttavia gli investigatori non escludono che la donna possa non aver riconosciuto l'uomo a causa del buio. Le indagini non si limitano però a vagliare i filmati. Ci sono le prove raccolte sul luogo dell'attentato: parti dell'ordigno ora sotto i microscopi dei carabinieri del Ris. «Le parti recuperate dell'innesco sono al Raggruppamento Carabinieri investigazioni scientifiche di Roma» conferma il procuratore antimafia Cataldo, che ritiene il meccanismo utilizzato dall'attentatore un elemento che allontana la pista mafiosa. «Meccanismi così sofisticati sono insoliti da queste parti. Poi con l'infinita disponibilità di tritolo che hanno le cosche locali, non si comprenderebbe perché avrebbero usato tre bombole di Gpl». L'innesco, a quanto ha confermato il procuratore Dinapoli, sarebbe un congegno volumetrico, uno di quelli che una volta attivato si innesca al passaggio delle persone. L'uomo dunque sa bene che, attivando l'innesco volumetrico, chi per primo passerà davanti a quel cassonetto, farà scoppiare la bomba. E la sua volontà di seminare terrore è così evidente che non si allontana dopo aver premuto il pulsante, ma aspetta il botto. Che arriva poco dopo: l'onda d'urto scuote la telecamera. Riesce però a riprendere chiaramente un frammento di bombola che passa vicino al killer e quasi lo colpisce. Mentre dall'altro lato della strada si compie il dramma: giovani ragazze investite dalle fiamme e dai frammenti delle bombole, le grida, il sangue gli zainetti che volano e sparpagliano i quaderni e i diari delle adolescenti. L'attentatore si allontana scomparendo all'inquadratura della telecamera. Quell'uomo in giacca scura e camicia aperta cercava la strage. Resta sconosciuto il movente. Il video sembra, però, sgombrare i dubbi sull'obiettivo. Prendendo per buona l'ipotesi del gesto isolato si può pensare a una «persona arrabbiata e in guerra con il mondo, che si sente vittima o nemico di tutti e che utilizza una simile occasione per far esplodere tutta la sua rabbia», spiegano i pm. Una persona che, però, non era sprovveduta, visto che ha confezionato un ordigno che richiede conoscenze di elettronica sopra la media. Gli investigatori stanno passando al setaccio tutte le rivendite di bombole e i ferramenta della regione, per capire dove l'uomo possa aver acquistato le componenti dell'ordigno: una corsa contro il tempo che però, grazie al video, potrebbe portare presto risposte positive.

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