Dal G8 le istruzioni per crescere
Ilbilaterale tra Cameron e Obama si svolge in canottiera correndo sui tapis roulant della palestra, il premier Monti sfoggia un maglioncino azzurro nel corso dei lavori e i sette leader maschi si siedono a cena senza cravatta. Il messaggio che sembrano lanciare i grandi del pianeta insomma sembra essere: lavoriamo senza frizzi e lazzi perché l'obiettivo è uscire dal pantano della crisi velocemente. Così non manca l'esortazione a rimettere in moto la macchina per creare sviluppo. Il comunicato finale non lascia dubbi: «Il nostro imperativo è promuovere la crescita e l'occupazione». Un'affermazione che certifica la vittoria dell'asse Obama-Hollande-Monti. Passa la linea di chi chiede all'Europa di affiancare una robusta «agenda per la crescita» alla pur necessaria azione di risanamento dei conti pubblici. La cancelliera Angela Merkel si è dovuta arrendere e prendere atto della fine dell'era dell'austerity estrema. Di crescita, ha assicurato Monti, parleranno i leader Ue nel cruciale vertice del 23 a Bruxelles, con il premier che ha inserito anche gli eurobond e i project bond tra le «piste concrete» da seguire. In vista del Consiglio di fine giugno che sarà preceduto, ha annunciato il Professore, da un trilaterale a Roma con Francois Hollande e Angela Merkel per «concertare» le posizioni. I leader del G8, al termine del summit, appaiono uniti come poche volte. Anche perché con l'incubo del tracollo di Grecia e Spagna che incombe non ci può essere spazio per divisioni e contrasti. I mercati guardano e sono in agguato. «Non c'è crescita senza rigore» ribadisce Merkel cercando di mantenere il punto, ma aggiungendo poi che con la nuova Francia di Hollande non ci sono grandi differenze di vedute. Fatto sta che il comunicato finale del G8 conferma un totale accordo sulla necessità che l'Eurozona porti avanti con successo «misure specifiche per rafforzare la crescita e per minimizzare i rischi di contagio». Certo - si legge ancora - proseguire sulla strada di una «politica di bilancio responsabile» resta fondamentale. Ma «bisogna tener conto dell'evoluzione economica» dei singoli Paesi e «rafforzare la fiducia e la ripresa». Questo attraverso «riforme che aumentino la produttività e la domanda» e attraverso «investimenti nella ricerca e nel campo delle infrastrutture», coinvolgendo anche il settore privato. Per quel che riguarda Atene, poi, i leader del G8 ribadiscono con forza il loro «interesse perchè la Grecia resti nell'Eurozona rispettando gli impegni presi». Nessun accenno all'eventuale piano B. Nessun accenno alla Spagna Intanto dal canto suo Obama sa che per spingere la crescita non solo in Europa ma anche nel suo paese è necessario, anzi obbligatorio mettere a freno le locuste di Wall Street: i fondi ad alta speculazione e le banche d'affari in grado di spostare mezzi finanziari pari al Pil di una nazione con una sola transazione telematica. Una forza d'urto che ha asservito il denaro all'avidità di pochi e tolto capitali e sviluppo all'economia reale. Quella che crea lavoro e vera ricchezza. Così il presidente Obama è tornato a chiedere con forza al Congresso la riforma di Wall Street, dopo la maxi-perdita di JP Morgan. «Dobbiamo finire il lavoro - dice Obama nel suo settimanale discorso radiofonico - implementando le riforme del settore bancario e applicando le nuove regole». Obama punta il dito contro alcuni rappresentanti di Wall Street, che «hanno trattato il nostro sistema finanziario come un casinò». In particolare, riferendosi a JP Morgan, Obama nota che la banca ha risorse sufficienti per far fronte ad una maxi-perdita da 2 miliardi di dollari, ma altre banche più piccole non sono nelle stesse condizioni e, senza la riforma del sistema finanziario, i contribuenti Usa potrebbero «essere di nuovo chiamati a coprire gli sbagli delle banche». Il presidente punta poi l'indice anche contro l'opposizione repubblicana che lotta per «rinviare, affossare e smantellare la riforma di Wall Street». La riforma è la cosiddetta Volcker Rule approvata nel 2010 dal Congresso statunitense e in vigore a partire dal luglio 2012. La norma limita drasticamente l'attività speculativa delle banche che lavorano con i fondi dei depositanti e che non possono investire capitali propri in transazioni in borsa, in derivati e i in hedge fund.