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La grande fuga dalle banche

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In Spagna la presunta corsa dei clienti di Bankia a ritirare i capitali fa crollare il titolo a -14%. Intanto Fich declassa la Grecia alla tripla «C»

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Ieriaria di burrasca su tutti i fronti e mare forza 7. Se l'Italia ha risentito del clima allarmistico generale, con nuove pesanti cadute dei titoli bancari, sulla Spagna hanno pesato non poco, più nello specifico, indiscrezioni di stampa su una presunta corsa a ritirare i depositi da parte dei clienti di Bankia, il dissestato istituto che è stato appena oggetto di un salvataggio pubblico che ne ha decretato la nazionalizzaizone. Il titolo Bankia è arrivato a crollare del 23 per cento, per poi chiudere al meno 14 per cento. Sia la banca che il governo hanno smentito che vi sia una fuga dai depositi, ma al tempo stesso il sottosegretario all'economia spagnolo, Fernando Jimenez Latorre ha richiamato al Bce a adoperarsi di più contro le tensioni di mercato sui titoli di Stato. In pratica indirettamente ha chiesto di riprendere gli acquisti di Bond. Ieri era stato il premier Mariano Rajoy a lanciare un generico richiamo alle autorità Ue affinché facessero di più per garantire la sostenibilità dei titoli di debito pubblico. E parallelamente la Bce, che oggi vedeva svolgersi la riunione inframensile del Consiglio direttivo, si è vista sollecitare anche dal Fmi. «Secondo noi, la Bce ha spazio per altri allentamenti della linea di politica monetaria, visto l'atteso indebolimento delle pressioni di fondo sull'inflazione». Ha affermato il vicedirettore del dipartimento relazioni esterne del Fmi, David Hawley. Nell'area euro «i tassi di interesse sono al minimo storico dell'uno per cento, ma potrebbero essere tagliati ancora dato che l'inflazione è attesa in rallentamento ben al di sotto del 2 per cento. E potrebbero rendersi necessarie anche altre misure non convezionali». Come se non bastasse in questi giorni a Francoforte si svolgono manifestazioni di protesta che prendono di mira proprio l'Eurotower. Non va certo meglio in Grecia: nel suo caso le indiscrezioni sulla fuga di capitali si erano viste già ieri, parlavano di 1,2 miliardi di euro ritirati dai depositi tra lunedì e martedì. Sono state smentite dai media ellenici, ma restano gli avvertimenti dello stesso presidente, Carolos Papoulias che ad alcuni deputati - allo scopo di spronarli a trovare un accordo politico - avrebbe affermato che solo lunedì dai depositi erano stati ritirati 800 milioni. A questo si sono aggiunte, sempre ieri, altre indiscrezioni su un presunto congelamento dei rifinanziamenti della Bce alle banche greche. Su questo però ieri l'istituzione si è fatta sentire, spiegando che questo è avvenuto per quegli istituti che si sono improvvisamente trovati sottocapitalizzati a seguito dello scambio di titoli di Stato greci. Possono comunque avere accesso alle liquidità di emergenza fornite dalla Banca di Grecia, e una volta che i loro livelli di patrimonializzazione prudenziali saranno stati ripristina avranno di nuovo acceso ai rifianziamenti ordinari della Bce. In questo clima di alta tensione non aiuta certo il fatto che secondo i media iberici l'agenzia Moody's si starebbe preparando a «bissare», con una raffica di declassamenti di rating sulle banche spagnole dopo quella già operata sulle italiane. E Fitch ha sfornato uno studio secondo il quale per adeguarsi ai nuovi parametri di capitale rafforzati, le 29 maggiori mega banche mondiali di portata sistemica (Global-Sifis's) dovranno reperire 566 miliardi di dollari in «common equity», cioè titoli molto solidi, da qui al 2018. Ieri dunque al termine di una nuova giornata difficile per i mercati internazionali, lo spread fra Bund e Btp a dieci anni ha chiuso a 441 punti, 5 in più rispetto all'apertura, dopo aver sfiorato quota 450. Il rendimento dei nostri titoli chiude al 5,82%, senza grosse variazioni grazie al nuovo calo dei tassi dei Bund, che scendono all'1,41%, il nuovo record dalla nascita dell'euro. In un anno la spesa di rifinanziamento per la Germania sui titoli a dieci anni si è più che dimezzata, con rendimenti scesi dal 3,12% (quanto i tassi italiani erano al 4,63%) all'attuale 1,41%. Chiusura in rialzo anche per i Bonos spagnoli, con uno spread che si attesta a 490 punti. E in serata al termine di un Fitch ha annunciato di aver tagliato il rating della Grecia a «CCC», un gradino sopra il livello «D» che indica default, dal precedente «B». Lo comunica l'agenzia di rating. «Il downgrade riflette il rischio, esacerbato, che la Grecia possa non essere più in grado di sostenere la sua presenza nell'Unione economica e monetaria».

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