Effetto Atene sui mercati Il sistema bancario cede
Gliistituti di credito sono il termometro della della fiducia degli investitori internazionali verso il sistema Paese. La corsa a ritirare i depositi che si è innescata in Grecia sull'onda della paura dell'imminente uscita dall'Eurozona, rischia di interessare il sistema bancario di altri Paesi con economie fragili. La Spagna ha smentito in serata prelievi in massa da Bankia ma è bastato che si diffondesse la notizia, considerata dai mercati del tutto credibile, per gettare altra benzina sulle Borse. E i titoli bancari italiani ne hanno fatto le spese facendo profondare Piazza Affari. Il Ftse Mib ha chiuso poco sopra 13mila punti, un livello che aveva sfondato solo nel marzo 2009. I mercati temono il peggio, malgrado le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel che, dopo le elezioni che hanno visto il tracollo del fronte ellenico pro austerity con l'arrivo di Chryssi Avgi in Parlamento, si dice pronta a discutere di misure per aiutare la Grecia. Pesa anche la notizia che le perdite su posizioni in derivati accumulate da Jp Morgan, inizialmente stimate in 2 miliardi di dollari, sarebbero già lievitate di un altro miliardo come riporta il blog Dealbook che fa capo al New York Times. Questo situazione di incertezza con ipotesi di un peggioramento dello scenario, impatta in modo più sensibile sui titoli bancari. Le banche sono legate all'andamento della finanza pubblica, hanno in portafoglio titoli di Stato e quindi sono più esposte alla crisi dell'Eurozona. Ieri maglia nera è stata il Monte Paschi che ha ceduto il 5,27% a 0,205 euro. Male anche Unicredit (-4,65% a 2,422 euro); Bpm (-3,66% a 0,3268 euro); Ubi Banca -3,27% a 2,192 euro; Bper -3,19% a 3,642 euro; Mediobanca -2,69% a 2,966 euro; Banco Popolare -2,37% a 0,886 euro. Ha limitato i danni Intesa SanPaolo (-0,55%), scesa sotto quota 1 euro, a 0,991 euro. Le banche italiane pur non avendo problemi specifici, in quanto si sono ricapitalizzate e hanno fatto pulizia dei costi in eccesso, pagano il peggioramento dell'andamento economico. La percezione è di un allontanamento della ripresa con la prospettiva di un rallentamento della domanda di credito e di maggiori incagli. L'Abi ha messo in evidenza che le tensioni dei mercati finanziari e l'aumento dello spread stanno mettendo sotto pressione e rendendo più cara la capacità di raccolta delle banche italiane. Il direttore generale dell'Associazione bancaria, Giovanni Sabatini, ha spiegato che gli istituti «continuano a subire una notevole pressione non per loro debolezze, ma a causa del riacutizzarsi delle tensioni sui mercati e anche per effetto del nuovo quadro normativo di Basilea che non tiene in adeguato conto il differente profilo di rischio tra le banche commerciali e quelle di investimento». Le banche infatti, destinano il 70% degli impieghi ai prestiti alle famiglie e alle imprese e hanno una leva finanziaria più bassa rispetto al resto d'Europa. Nel 2012 - aggiunge Palazzo Altieri - si concentra il maggiore ammontare di obbligazioni bancarie in scadenza, pari a 137 miliardi di euro. «Gli emittenti bancari hanno avuto un costo crescente del funding, essendo questo correlato al rischio sovrano del Paese di appartenenza, che è aumentato». Pertanto il 2012 «si sta rivelando un anno in cui le banche sono chiamate a misurarsi sulla propria capacità di raccolta sul mercato». Pertanto il tema crescita diventa fondamentale. Il presidente dell'Abi Mussari ha sottolineato che le banche italiane sono esposte pochissimo verso la Grecia e dunque non c'è timore per l'uscita di Atene dall'Eurozona e per gli effetti che potrebbe avere sulle banche italiane.