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Voti e poltrone, De Matteis va dai pm

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«Ma quale programma elettorale? Si trattava solo di una preventiva spartizione di posti»

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Inqueste ultime ore si è detto di tutto e di più sugli accordi preelettorali tra Partito Democratico e Futuro e Libertà. Parole di piazza, frasi sui social network. Un unico filo conduttore: la condanna di chi vuole fare campagna elettorale pensando alle poltrone piuttosto che alla necessità di un'intera città di risorgere dalle macerie del terremoto. Le liste del progetto «L'Aquila Città Aperta», e il candidato sindaco Giorgio De Matteis(appoggiato da Udc, Destra, fuorisciti del Pdl e liste civiche), stanno valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica dell'Aquila in merito agli accordi preelettorali. «Secondo i rappresentanti delle liste, infatti - hanno spiegato in una nota - la base dell'accordo non si fonderebbe su un programma elettorale che tiene conto degli aspetti amministrativi legati a specifiche iniziative politiche da assumere per la governance della città, bensì si baserebbe su un do ut des, sulla cui liceità ci sarebbe da interrogarsi. Si tratterebbe, insomma, di una preventiva spartizione dei posti che nulla ha a che fare con l'apparentamento, già regolato dalla legge elettorale quanto a effetti che produce sugli schieramenti che si uniscono. Quindi, ci troveremmo di fronte a ulteriori e non previste promesse di concessione di prebende e di particolari segnalazioni di personaggi da insediare in ruoli ben precisi». Giorgio De Matteis ha le idee chiare su quanto accaduto. «Il segretario regionale del Pd si deve vergognare - ha sottolineato - assurdo vendere la città dell'Aquila per un interesse regionale a cui si è aggiunta la connivenza del sindaco. Paolucci faceva e Cialente sapeva. Ho chiesto al sindaco uscente perché non ha denunciato questa situazione ma non mi ha risposto». Alle parole e alle accuse di De Matteis si è aggiunta una interrogazione parlamentare presentata dall'onorevole Pierluigi Mantini dell'Udc. «Abbiamo depositato un'interrogazione al Governo, in persona del ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, per chiedere quali misure intende assumere il governo, a partire dal caso specifico dell'Aquila, “al fine di garantire che tali ingerenze della politica nella lottizzazione dell'amministrazione gestionale, professionale e tecnica degli enti locali, non alterino il corretto svolgimento delle elezioni amministrative e comunque siano prevenute e contrastate, anche attraverso un nuovo codice etico per gli enti locali”». Per Mantini «i fatti emersi, attraverso prove documentali, sono gravi, contrari al rispetto dei principi di legalità, trasparenza e professionalità negli incarichi pubblici, e generano seri dubbi sulla gestione amministrativa passata e su quella futura». Prese di posizione che arrivano da ogni parte. Mentre Storace afferma di essere «profondamente turbato: c'è da ricostruire la città, c'è da riportare gli aquilani nelle loro case, c'è da restituire loro dignità dei luoghi e vivibilità. E invece questo sindaco prende le misure, fa la conta delle "poltrone" e ci mette anche il cartellino del prezzo», l'onorevole Daniele Toto (che è nipote e non figlio dell'imprenditore Carlo come erroneamente riportato in una didascalia) finalmente interviene ma lo fa solo per attaccare Gaetano Quagliariello. «Il vice presidente del Pdl al Senato, prima di scomporsi, s'accordi con se stesso alla ricerca di coerenza di pensiero, almeno di quello manifesto, che lasciò cullare in un servile silenzio quando autorevoli dignitari della Camera dei deputati nonché suoi colleghi di partito, consigliarono a un Lavitola di farsi nominare commissario per la ricostruzione a L'Aquila al posto dell'inadeguato presidente della regione».

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