Il tema della giustizia continua a dividere la maggioranza.
Edopo le polemiche sul falso in bilancio è arrivato l'ennesimo scontro sulle norme anticorruzione in discussione nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. Com'era accaduto martedì anche ieri, appena iniziata la seduta, i deputati del Pdl hanno cominciato ad intervenire uno dopo l'altro. Davanti all'accusa di «ostruzionismo» Manlio Contento ha replicato: «Stiamo semplicemente diffondendo quelle che sono le nostre convinzioni sul provvedimento». Ma non è servito a rasserenare il clima. Dopo oltre mezz'ora Idv e Udc hanno deciso di ritirare i propri emendamenti nella speranza di velocizzare i tempi. La Lega, appellandosi al regolamento, ha chiesto di chiudere subito il dibattito. Nel frattempo gli attacchi nei confronti dei pidiellini si sono fatti più duri. «Mi sembra di assistere - ha accusato Antonio Di Pietro - a ciò che avvenne nel '92-'93 all'epoca di Tangentopoli». Più conciliante Pier Ferdinando Casini: «Non penso sia ostruzionismo. Penso che ci sia la necessità di chiarire alcuni punti, bisognerà farlo con serenità senza ultimatum da parte di nessuno». A questo punto, però, si è verificato l'«incidente». Prima è stato messo ai voti un emendamento della relatrice Angela Napoli (Fli). Bocciato e seduta sospesa. Poi, alla ripresa, quando tutte le forze politiche sembravano disponibili a ritirare le loro richieste di modifica, il Pd ha insistito per votare la proposta di inasprire le pene minime (da 3 a 7 anni) e massime (da 4 a 8) per la corruzione per atti contrari a dovere d'ufficio. Approvata. Immediata la reazione di Federico Palomba (Idv): «Non è possibile consentire votazioni di questo tipo solo per fare vetrina. Li devono ritirare come noi». E mentre il Pd con Donatella Ferranti festeggiava («così si colpisce la vera corruzione»), il Pdl è sceso sul sentiero di guerra. La riunione tra il ministro della Giustizia Paola Severino e la maggioranza, prevista dopo la seduta della Commissione, è stata annullata. E da Porta a Porta il segretario Angelino Alfano ha attaccato il Pd: «Il testo su cui si lavora è il nostro. Ora alla Camera vogliono fare gli eroi e i fenomeni. Se pensano di far rinascere un'alleanza con l'Idv per mettere in imbarazzo noi non è un metodo leale. Non vorrei che stessero cercando di creare incidenti per far saltare il governo». Per tutta risposta il leader Democratico Pier Luigi Bersani si è scagliato contro il Pdl: «Troveremo il modo di portare il provvedimento in Aula. Non si può scherzare su una misura che è una priorità assoluta». Insomma la maggioranza sembra a un passo dall'implosione. Anche se il Guardasigilli Severino respinge letture catastrofiste: «La giustizia è sempre stata una palestra molto difficile. Io ho visto una buona volontà, ma a volte ci sono momenti di spaccatura». E a chi le fa notare la nascita di una «nuova maggioranza» risponde: «Non mi è sembrato. Non posso pensare che qualcuno possa impedire all'Idv di votare dei provvedimenti se li condivide». In ogni caso anche Severino si mostra perplessa sull'emendamento del Pd approvato («si toglie razionalità al sistema. Ora sarà necessario riallineare tutte le pene») e non eclude che «possa esserci una nuova riunione» di maggioranza. In ogni caso il 28 maggio il testo dovrà arrivare in Aula. Il tempo stringe e una mediazione, al momento, appare assai difficile.