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Voto sette giorni fa Palermo ancora conta

Al via lo spoglio delle schede

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A Palermo a una settimana dalla chiusura delle urne, ancora non c'è certezza sul risultato elettorale. Fino a ieri sera, il sito della Regione Siciliana riportava: «I dati pubblicati relativi all'elezione svoltasi per il comune di Palermo non sono definitivi perché il comune ha comunicato soltanto i dati relativi a 580 sezioni». Ne mancherebbero 20. Quindi è colpa del Comune? Di certo c'è che la stessa amministrazione comunale, dopo essersi dotata di computer, acquistati alla vigilia della competizione elettorale, e in seguito a una valanga di polemiche, finalmente giovedì scorso pubblicava sul sito tutti i dati relativi a 600 sezioni su 600 dei candidati sindaco. La Regione in questi giorni ha parlato di «incomprensione» con gli enti locali. E dire che era stata la stessa amministrazione regionale, (il giorno dopo la chiusura delle urne), in seguito alle prime polemiche sui ritardi, a rassicurare gli enti locali con una nota che «gli uffici stanno provvedendo a fare le verifiche per sciogliere i dubbi sulla differente interpretazione della norma elettorale». A oggi nessuna certezza, nessuna ratifica. Silenzio e latitanza, i protagonisti. Come la nuova norma elettorale. Perché proprio a causa di una dubbia interpretazione della legge regionale 6/2011, rischia di andare tutto a carte a quarantotto. La norma, in sostanza, parla di «voti validi» per il calcolo della base su cui determinare le percentuali di voti da attribuire ai candidati sindaci, senza però specificare se bisogna computare la percentuale sui «voti validi» assegnati ai sindaci, alle liste o ad entrambi. A complicare le cose, l'effetto trascinamento che ha dato spazio al voto confermativo. Su tutto ciò la legge non è chiara. La questione è più complessa di quanto appare. È già pronta una montagna di ricorsi da tutta l'Isola. Da qui l'impasse. E siccome dovrà essere la stessa Regione - così detta lo Statuto autonomistico - a ratificare l'esito delle amministrative, va da sé che se non si sbroglia la matassa, la pubblicazione dei dati ufficiali può attendere. Tutto lascia supporre che non mancheranno altri colpi di scena con i ballottaggi. Archiviato il mondo degli azzeccagarbugli, soffermiamoci su quello politico. L'unico a ridere a Palermo è Leoluca Orlando forte del suo 48% circa di consensi grazie ai quali si appresta a indossare per la quarta volta la fascia tricolore. L'Orlando furioso ha fatto dell'Idv il primo partito del capoluogo siciliano, arginando la valanga grillina. Un ciclone, quello del portavoce dell'Idv, che ha dimezzato i voti del Pdl (circa 9%) rispetto alle amministrative del 2007, portandolo al secondo posto; ha dimezzato anche i voti del Pd (circa 8%); ha fatto crollare l'Udc che dal 12% è sceso al 7,6%. Non sono riusciti a superare neanche lo sbarramento del 5%, quindi restando fuori dal Consiglio comunale, il partito di Fini, quello di Vendola, quello di Rutelli e il movimento di Grillo. A Palermo la vittoria non è certo del partito di Di Pietro, che ha incassato poco più del 10% dei consensi, ma indiscutibilmente del già tre volte sindaco che ha portato a casa il 48% dei voti. Ma il colpo letale per i partiti, Orlando lo darebbe diventando sindaco. Infatti, in caso di vittoria, il portavoce di Idv, grazie al premio di maggioranza, si aggiudicherebbe 30 dei 50 scranni a Sala delle Lapidi, sede del consiglio comunale. Cifre bulgare che farebbero di Orlando, il rais di Palermo.

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