Offerta di poltrone elettorali all'Aquila
Una città devastata dal terremoto, dal lutto, da una ricostruzione difficile, da una corruzione che emerge tra mattoni vecchi e nuovi, da una crisi che si accanisce contro la rinascita, meriterebbe una politica dal volto umano, un impegno diverso dei partiti, una trasparenza non solo dichiarata ma praticata. E invece no. All'Aquila sembra che neanche questo elementare impegno sia possibile. A tre giorni dal ballottaggio per eleggere il sindaco della città, emerge un carteggio davvero istruttivo tra i partiti. I protagonisti sono il Pd e Futuro e Libertà i quali in campagna elettorale sbandierano «alti ideali», propositi di rinascita, ricostruzione, rilancio morale e via discorrendo. Poi si spengono i microfoni e torna la realtà. Quella delle poltrone e dei posti di comando barattati per l'appoggio al secondo turno, con tanto di scambio di lettere, protocolli d'intesa e manuale Cencelli. I più cinici diranno che si usa così, ma vedere in un luogo simbolico come L'Aquila esponenti del Partito Democratico offrire posti per avere voti, francamente, è troppo anche per uno allenato a vederne di ogni colore. I duri e puri di Futuro e Libertà trattavano il loro gruzzolo di consensi in cambio dei seguenti incarichi: un assessore, la presidenza di una municipalizzata, un consigliere d'amministrazione nella Asm, la presidenza di una commissione consiliare, la presidenza del collegio dei revisori dell'Ama, un posto nel collegio dei revisori del Comune, un consigliere d'amministrazione nella Gran Sasso Acque, un membro nel consorzio dei Beni Culturali, un pacchetto di consulenze e contratti part-time. Tutto ciò conferma che il Paese ha bisogno di un nuovo inizio. Finché i partiti non la smetteranno di occupare e lottizzare ciò che va assegnato per merito e non per cooptazione di regime, l'Italia non farà alcun passo in avanti. Il candidato sindaco Cialente dirà che quell'accordo non si è realizzato materialmente, è saltato. Solo formalmente - per l'opposizione di altre liste - visto che dai carteggi emerge un impegno a dare contropartita in nomine in cambio di appoggio elettorale sottobanco da parte di Fli. Non siamo di fronte a un fatto di provincia, ma alla metafora dell'Italia. Un suk politico che suscita una profonda rabbia e tristezza. Nella città dove la ricostruzione post-terremoto ha visto gli sciacalli in azione, si consumano commerci politici da basso impero e i partiti continuano a fare e disfare come in questi mesi nulla fosse successo e tutto va bene madama la marchesa. Sì, L'Aquila è ferita, ma gli avvoltoi volano ancora in alto.