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Monti si sveglia: "Precarietà e crisi causano tensione"

Il premier Mario Monti

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La paura per una nuova ondata di violenza sociale, provocata da una miscela esplosiva tra no-Tav e protesta contro il Fisco, rimbalza dalle stanze del Viminale direttamente a palazzo Chigi. E dà la sveglia a Mario Monti. Il quale ieri mattina ad Arezzo per accogliere il Papa in visita alla città e poi a Rondine, cittadella della Pace, ha dovuto improvvisamente ammettere che il troppo rigore sta scatenando reazioni pericolosissime: «Il presente dell'Italia è segnato da forti tensioni sociali - ha commentato – dovute alla crisi economica e alla crisi generata da rapide trasformazioni che generano disorientamento». Una situazione allarmante, che richiama i periodi più cupi degli anni '70. E il premier finalmente sembra si sia accorto che la politica di sola austerità è quella che può accendere la miccia del conflitto. «Con la crisi e la precarietà – ha ragionato con i giovani dell'Associazione – è inevitabile che cresca il disagio sociale, aumenti il malessere e ci siano segni a volte gravi di incrinatura nella coesione sociale. Nessuno accetta volentieri i sacrifici e le restrizioni economiche, si tende a diffidare degli altri, l'insicurezza genera ripiegamento su se stessi, frustrazione, aggressività». La soluzione, per Mario Monti deve essere quella di recuperare la fiducia nel nostro Paese: «Se continuiamo a guardarci con reciproco sospetto si alimenta la paura e si indeboliscono le nostre forze. Non dobbiamo arrenderci, ma reagire insieme». «Il senso dello sforzo comune, certo, deve basarsi su un'equa ripartizione del peso a carico di ciascuno, sulla base delle possibilità di ciascuno – ha proseguito – Questa è la via di uscita, sia sul piano personale sia su quello della collettività». Il premier è arrivato ad Arezzo sabato sera, ospite dell'uomo che ha chiamato per tagliare i costi della spesa pubblica, Enrico Bondi. Ha cenato con la moglie Elsa nella casa del nuovo consulente del governo, in piazza San Michele, in pieno centro storico, poi, poco dopo le undici e mezza è uscito e si è fermato a parlare con alcuni passanti che lo hanno fermato. Una tranquillità in parte svanita ieri mattina quando si è trovato a parlare davanti ai ragazzi dell'Associazione Rondine che dal 1997 si occupa della promozione della pace e del dialogo tra i giovani nelle aree del mondo in cui sono presenti conflitti. Monti è preoccupato anche per la crisi che sta attraversando l'Europa. «Quello europeo sta facendo passi indietro ma resta un modello di grande importanza – è il suo ragionamento – L'Italia ha il dovere di contribuire a rimediare ai passi indietro e a fare passi avanti. Noi vogliamo ancora realizzare il sogno europeo dei nostri padri». «L'Italia – ha proseguito – è un Paese molto forte, anche se non ha l'hard power di certe potenze dominanti nel mondo ha un soft power. Tranne in quei momenti che dobbiamo cercare di cancellare in cui è presa da una sfiducia in se stessa ingiustificata». Nel dibattito con i ragazzi è emerso anche il tema dell'immigrazione, soprattutto in previsione di nuovi arrivi di profughi in fuga dalla guerra civile che sta insanguinando Damasco. «Abbiamo dei pre-allarmi sull'aumento degli sbarchi di immigrati in seguito alla situazione di crisi in Siria – ha rivelato Monti – I fenomeni migratori di così vasta portata spesso ci trovano impreparati, ma non si può pensare cessino per miracolo gli arrivi dalla sponda sud del Mediterraneo». Poi, rispondendo a una studentessa indiana che gli chiedeva un commento sulla valore della parola «tolleranza», ha sottolineato: «Gli altri non vanno visti come nemici ma come possibili e immediati alleati». E a propositi di alleati Monti ha anche fatto una «incursione» nel dibattito politico: «Faccio stare a tavola, qualche volta anche in senso letterale le forze politiche – ha raccontato con un leggero sorriso – perché quello è il luogo in cui si sta con il nemico per rovesciare l'inimicizia, come dite voi». «Forze politiche che in passato si sono aspramente combattute – ha concluso – ora fanno prevalere la forte volontà di lavorare per il bene del Paese. Sta venendo questo alla luce, anche se con qualche momento di ombra». E di ombre, subito dopo il suo discorso, ne sono arrivare parecchie sul governo. Stefano Pedica, senatore dell'Italia dei Valori ha ironizzato sul pranzo tra partiti concorrenti. «Monti si vanta di mettere a tavola ABC ma toglie la tavola e il pane agli italiani, caricandoli di tasse senza nessuna equità. Il premier è bravo a dire che la precarietà alimenta il malessere e che il Paese è attraversato da profonde tensioni sociali, tuttavia non mi pare che si sia mostrato capace di andare oltre le semplici parole. Mancano i fatti e per ora l'equità resta un miraggio». Più cauto il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Valutiamo positivamente le azioni programmatiche messe in cantiere dal governo per ciò che riguarda il Mezzogiorno e le aree più deboli della società. Tuttavia ciò dimostra che il presidente Monti ha capito che la società italiana non regge più su una linea ultra rigorista non accompagnata da investimenti e da misure sociali nei confronti delle aree più deboli».

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