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Governo greco in salsa italiana

Il presidente greco Papiulias con Antonio Samaras e Fotis Kouvelis

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Una soluzione all'italiana. Arrivata all'ultima svolta prima di precipitare nel burrone dell'uscita dalla Ue e dell'euro, la Grecia tenta la carta del governo tecnico. Il presidente Karolos Papoulias anche ieri, al secondo giorno di consultazioni serrate e disperate con i partiti, non è riuscito a strappare un sì al leader di Sinistra Democratica per una coalizione a quattro. E così avrebbe fatto balenare l'ipotesi, pur di arrivare a formare un governo e a scongiurare un nuovo test elettorale, di formare un esecutivo di personalità esterne alla politica. Sul modello di quanto successo in Italia. Così oggi i leader dei partiti si riuniranno di nuovo con il presidente della Repubblica. L'ipotesi tecnica è emersa ieri sera al termine di un vertice – convocato e presieduto dal capo dello Stato – con i segretari di Nea Dimocratia (Antonis Samaras), Pasok (Evanghelos Venizelos) e Sinistra Democratica (Fotis Kouvelis), nel disperato tentativo di riuscire a formare un governo di unità nazionale. Seppure anche lui invitato, Alexis Tsipras, leader della Coalizione delle Sinistre (Syriza) risultata secondo partito alle ultime elezioni, non ha partecipato. In serata, però, il suo partito ha fatto sapere che oggi alle due, al palazzo presidenziale, anche Tsipras ci sarà, anche se ha preannunciato la sua opposizione ad un governo di tecnocrati. Alla riunione prenderanno parte i leader di tutti i partiti eletti in Parlamento – con l'esclusione di Alba Dorata, la formazione di estrema destra – per prendere in esame appunto l'ipotesi di formare un governo di personalità non politiche. Ma gli analisti greci non escludono che, data la grande fluidità della situazione, possano emergere anche nuove soluzioni oppure nuovi contrasti che affossino anche l'ipotesi di un esecutivo sul modello di quello di Mario Monti. La permanenza nell'Eurozona è infatti legata al rispetto degli impegni assunti con Bruxelles, e anche un governo a termine di due o tre mesi dovrebbe acconsentire a portare avanti ulteriori tagli alla spesa, pena la mancata consegna della tranche del prestito senza la quale Atene andrebbe in default. Questo è il motivo per cui Syriza si è rifiutata di partecipare ai colloqui, forte anche del fatto che i sondaggi la darebbero adesso come primo partito: un successo che il far parte di un esecutivo di unità potrebbe trasformare in una disfatta. Per la stessa ragione, i due partiti principali e lo stesso Dimar insistono invece perché la sinistra radicale partecipi a pieno titolo o quanto meno dia il suo appoggio esterno: l'eventuale partecipazione dei Greci Indipendenti potrebbe eliminare la necessità aritmetica del Syriza, ma non quella politica, tanto più che il partito di Kammenos corre gli stessi rischi di pagare il prezzo della «responsabilità» quando si farà di nuovo ricorso alle urne. Il primo ad annunciare il nuovo orientamento «tecnico» - e a confermare voci che ad Atene circolavano già da qualche giorno - è stato il leader del Pasok Venizelos poco dopo la fine della riunione: «Adesso puntiamo a fare un governo di tecnocrati». Un esecutivo di questo genere, secondo gli analisti, dovrebbe poter contare sul sostegno di Nea Dimocratia, Pasok e Sinistra Democratica che in Parlamento hanno in tutto 168 seggi su 300. I colloqui di oggi fra il presidente e i segretari dei partiti, come ha invece confermato Samaras, riprenderanno «su nuove basi, ovvero dal dato di fatto ormai certo che Syriza non farà parte del governo». «Gli sforzi per formare un governo continuano – ha proseguito – Tutti e tre i leader politici hanno convenuto che è assolutamente necessario avere un sostegno più ampio affinché un esecutivo possa funzionare». «La gente – ha concluso – ci ha dato un mandato molto chiaro: dobbiamo cercare, per quanto possiamo, tutti insieme, di formare il nuovo governo. Tutti devono ora assumersi le proprie responsabilità storiche». Dal canto suo, al termine della riunione, Fotis Kouvelis, capo di Sinistra Democratica, ha dichiarato che, a suo parere, «la formazione di un governo di tecnici è una sconfitta della politica». Più pragmatico, invece, Panos Kammenos - leader di Greci Indipendenti (33 seggi) - il quale ha affermato di essere disposto a sostenere un governo tecnico qualora si prospettino per la Grecia «pericoli di carattere nazionale» come un'eventuale uscita dall'eurozona o pericolosi contrasti a livello di politica estera. I tempi comunque stringono perché giovedì il Parlamento riaprirà i battenti. E il giorno dopo si svolgerà la cerimonia del giuramento dei deputati eletti e quindi si terrà l'elezione del nuovo presidente e dei sette vice-presidenti dell'Assemblea.

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