Monti: nessun cambio di marcia
Ci tiene subito a dire che «non si tratta di un cambio di marcia» perché il governo «anche nelle misure più dure, i temi della crescita e dell'equità sono sempre stati in primo piano». Il premier Mario Monti presentando il piano per il Sud da 2,3 miliardi, ha ancora una volta l'accortezza di sottolineare che non ci sarà alcun deragliamento dal rigore e che questo comunque va a braccetto con lo sviluppo. Nel presentare quella che è già stata ribattezzata la «fase 2» del governo, il premier puntualizza che «il governo ha deciso queste cose non perchè siano state chieste dai partiti, ma perchè richieste da tempo dalla società italiana». E esprime la soddisfazione per le parole del commissario Rehn che si è complimentato per il pressing da lui esercitato a livello comunitario per scorporare le spese per investimenti dal calcolo del deficit come strumento per superare la fase recessiva in Europa. Su questo tema verterà l'incontro che il premier ha in calendario con il presidente della Commissione Ue Barroso per martedì prossimo in occasione del vertice dell'Ecofin. Monti si è anche detto soddisfatto che Bruxelles non abbia chiesto all'Italia un'altra manovra perchè quanto è stato fatto basterà a raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Ancora una volta Monti ha ribadito l'importanza dell'appoggio dei partiti Sono quelli che «portano i numeri in Parlamento» sulle varie misure, e dai quali arrivano «suggerimenti e critiche che sempre prendiamo in considerazione». Sono i «tramite più importanti tra i cittadini e le istituzioni». Senza il loro appoggio non potremmo vivere, ma l'esecutivo ha una sua autonomia perchè noi, assicura in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, non voteremmo mai qualcosa che risultasse contrario agli interessi del Paese, anche se loro ce lo chiedessero. Quindi, sì alla stretta e leale collaborazione con il Parlamento, ma «il governo non rinuncerà mai a fare cose in cui crede perchè i partiti gli chiedono di non farlo». E anche su tempi e modi dell'operazione precisa: abbiamo valutato noi «in quale momento poter sporgere la testa al di sopra della superficie dell'acqua». Abbiamo stabilito noi quando «era il momento giusto per far seguire alle misure impopolari del rigore, quelle dello sviluppo». Monti come rivendica libertà di azione rispetto al Parlamento che comunque ha la sua importanza, così ribadisce autonomia rispetto alle indicazioni che vengono da Bruxelles o da Berlino. Il rigore di questi mesi «non è stato un cedimento a logiche e politiche decise da altri e in altri luoghi, ma uno scatto d'orgoglio e di condivisione di responsabilità chiesto agli italiani per futuro migliore». Sottolinea che l'Italia ha un ruolo da «protagonista» dell'Europa, «ne condividiamo le regole ma vogliamo avere lo stesso grado di autonomia e decisioni responsabili di altri Paesi». Monti ha poi annunciato che a breve avrà un incontro con il presidente della Confederazione Elvetica e ministro delle finanze per far rientrare quei capitali illecitamente portati all'estero. La questione della tassazione del risparmio sarà sul tavolo dell'Ecofin di martedì prossimo. Immediate le reazioni dei partiti alle parole di Monti. È una «svolta» nelle politiche del Mezzogiorno, interviene il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina mentre il leader centrista Casini parla di «solidarietà» del governo in una fase difficile. Ma Berlusconi pianta subito dei paletti. Il Cav non ha nessuna intenzione di staccare al momento la spina al governo, ma avverte: «Noi siamo qui e voteremo tutte le cose che ci convincono». Come a dire, nessun via liberà sarà scontato. Poi sottolinea che «c'è un clima di grande pessimismo, di scarsa fiducia nel futuro, a cui dovremmo reagire con una politica diversa da quella che è la cosiddetta politica del rigore che si può applicare soltanto in una economia di sviluppo ma che è suicida in recessione». Per Berlusconi ci sono anche dei rischi per la democrazia. «Un clima come questo è un terreno che può dare luogo, da un lato al terrorismo e dall'altro lato a una dittatura, ma speriamo che non sia così e non è il caso dell'Italia». Una posizione rilanciata dal presidente dei deputati del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Monti pone in modo corretto il problema dell'autonomia: autonomia del governo dai partiti, e autonomia dei partiti dal governo sulla base della loro valutazione di ciò che chiede la società». Monti in serata è intervenuto al concerto in Vaticano diretto da Riccardo Muti e con la presenza del Pontefice e del presidente della Repubblica Napolitano. Prima del concerto c'è stato un colloquio privato tra Napolitano e il Papa durato circa venti minuti. Subito dopo il colloquio privato, entrati fianco a fianco nella gremitissima aula Paolo VI, è toccato al Cpo dello Stato salutare con un discorso che ha sottolineato consonanze con il Pontefice anche sulla crisi, l'Europa e la prospettive etiche. Il presidente registra la loro «profonda condivisione di ansie» e spera in una nuova «unità e coesione nazionale». Il Papa «manifesta ancora una volta affetto» per l'Italia e gli italiani «assicurando la sua preghiera in questo momento arduo e impegnativo per il Paese».