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"Così il governo rovina le farmacie"

Il numero uno di Federfarma Racca

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«Il governo continua a sbagliare. Le norme sulle farmacie sono partite male e con il disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri le cose andranno peggio». È un fiume in piena il presidente di Federfarma, Annarosa Racca. Presidente, cosa rimprovera al governo? «Sta facendo un passo indietro nel tempo, tornando alla concentrazione delle farmacie in alcuni territori e alla desertificazione in altri». Pensa dunque che sia sbagliata l'eliminazione della pianta organica, cioè l'assegnazione di posti stabiliti per le farmacie? «È sbagliato. Non è possibile che si arrivi alla disomogeneità della distribuzione delle farmacie. Noi siamo una concessione dello Stato che deve garantire l'assistenza in tutte le parti del Paese e non degli imprenditori che girano e fanno quello che vogliono, aprendo e chiudendo. La pianta organica serve ai cittadini, non ai farmacisti». Un'altra norma cancella il limite di età di 40 anni per la partecipazione al concorso per aprire farmacie in forma associata. Che ne pensa? «Bè, per i giovani farmacisti sarà molto più difficile avere una farmacia». Inoltre sarà il sindaco, e non più la Regione, a decidere i trasferimenti di farmacie. Crede che ci sia il rischio di minore «trasparenza»? «Non c'è dubbio. In questo modo non si migliorano le cose. Vede, il governo si è reso conto che l'articolo 11 delle liberalizzazioni, quello che riguarda appunto le farmacie, era sbagliato. Ma invece di cambiarlo in meglio l'ha modificato in peggio. All'inizio sembrava che dovessero aprire 9 mila nuove farmacie, poi ci si è messa la Commissione e ha compiuto altri errori. Infine, adesso, il disegno di legge del governo rischia di complicare la situazione». Pensa che si possa fare ancora qualcosa? In fondo è un disegno di legge... «Mi auguro di sì. Noi siamo pronti a cambiare le cose ma qui stanno distruggendo il sistema. Tra l'altro ci sono varie indagini che chiariscono l'alto gradimento dei cittadini nei nostri confronti». Ma allora perché il governo vi starebbe penalizzando? «Mi sembra chiaro che è una battaglia in favore della grande distribuzione, per far sì che i farmaci siano venduti nei supermercati». Crede davvero che le farmacie rischino di chiudere? «Con la norma che prevede che i direttori di farmacie private debbano andare in pensione a 65 anni è possibile. Ma perché tutti continuano a lavorare a quell'età mentre i farmacisti no?». Il governo vi ha convocato? «Non ancora. Il ministro della Sanità ha detto che aprirà un tavolo. Speriamo che lo faccia presto». Proposte? «È indispensabile introdurre un nuovo meccanismo di remunerazione sui farmaci del Sistema sanitario nazionale, in grado di salvaguardare il margine delle farmacie sui medicinali a brevetto scaduto a basso prezzo e allo stesso tempo rendere più conveniente l'erogazione in farmacia dei medicinali ad alto costo. Inoltre è necessario rinnovare la convenzione farmaceutica nazionale che è scaduta da tempo». Come finirà? «Bisogna sempre essere ottimisti».

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