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Monti fa il pompiere. Ma il Pdl brucia

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Il premier Monti

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Da una parte le frasi sulle «conseguenze umane» della crisi, pronunciate dal premier Monti due giorni fa in un convegno a Roma. Dall'altra il braccio di ferro sulla legge elettorale. Dopo il disastro delle Amministrative, il Pdl è nel caos. C'è chi spinge per «staccare la spina» all'esecutivo dei tecnici, chi se la prende con il segretario Alfano e chi, invece, punta a recuperare il rapporto con l'Udc di Pierferdinando Casini (lui stesso avrebbe ipotizzato un riavvicinamento al Pdl, mandando in tilt Fini e Rutelli). Nel partito del Cav non manca nemmeno chi vorrebbe «rottamare» (con ironia piuttosto incompresa) il capogruppo alla Camera Cicchitto. L'insofferenza del Pdl verso il governo è evidente. Non viene attenuata neanche dalle precisazioni di Monti a Firenze: «Berlusconi ha fatto molto», dice il premier. Proprio il Cavaliere si sarebbe sfogato con i suoi: «Basta schiaffi in faccia al Pdl». A rincarare la dose ci pensa il segretario, Angelino Alfano, che avverte l'esecutivo: la riforma a firma Brunetta sulla Pubblica amministrazione non si tocca. Sulle frasi di Monti l'ira è palpabile. Il premier deve spiegare il senso delle sue parole, cosa ha inteso e a chi si riferiva quando ha parlato di «conseguenze umane» della crisi. Lo chiedono al presidente del Consiglio ben 42 parlamentari del partito in una interrogazione. In una nota precisano anche che sarebbe «un dovere etico e politico» spiegare «in modo compiuto cosa mai intendesse» con l'espressione che si riferiva evidentemente «ai suicidi che si stanno verificando». Non solo. «A chi si riferisse se non al Popolo delle Libertà quando ha poi specificato: "chi ha portato l'economia in questo stato"». Tra i firmatari dell'interrogazione, il vice presidente del partito alla Camera, Bianconi, gli ex ministri Brunetta, Gelmini, Meloni, e i deputati Beccalossi, Laffranco, Scandroglio e De Angelis. I deputati sottolineano come «molteplici potrebbero essere le opzioni e diverse sarebbero le conseguenze e le valutazioni politiche, se, per esempio, il presidente del Consiglio si fosse riferito agli speculatori internazionali che hanno giocato e scommesso sulla sostenibilità del debito pubblico italiano; oppure ai grandi gruppi bancari, realtà peraltro ben nota e rappresentata nel suo governo, che, se così si può dire, hanno smesso di fare le banche di credito e hanno iniziato a fare le banche di investimento; oppure che si riferisse ai cosiddetti soliti noti, quali Goldman Sachs, realtà nota al Professor Monti». Ma il clima si surriscalda anche sulla legge elettorale. Un gruppo di deputati del Pdl ha avanzato ieri una proposta di legge che chiede l'introduzione del voto di preferenza per l'assegnazione del 70% dei seggi, il voto a lista bloccata per il restante 30% e il premio di maggioranza su base nazionale anche al Senato. A firmarla Meloni, Crosetto, Rampelli, Brunetta, Costa, Cicu, Catanoso, Foti, De Camillis e Ghiglia. La proposta prevede anche una disciplina della possibilità per i partiti di svolgere primarie affinché siano i cittadini a scegliere i candidati per la lista bloccata. Il confronto viene infuocato dalla più giovane consigliera del Lazio, Chiara Colosimo, che su twitter propone di «rottamare» il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, contrario al ritorno delle preferenze e al doppio turno. Si prende i rimproveri di tutti i big. Cicchitto «ricambia» con ironia: «Quanto a coloro che su twitter esprimono l'intenzione di "rottamarmi" non mi ero accorto di essere diventato un'auto. In ogni caso le imitazioni lessicali, non funzionano: di Renzi ce n'è uno solo».

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